Il centrocampo: Amrabat ha giocato tutte le partite (tre da titolare) con la valigia in mano ed è partito solo ieri per la Turchia. Grande professionista, senza dubbio, ottima intesa con Palladino, certo, ma la testa viaggiava altrove. E in campo trotterellava. L’attacco: Kean sta vincendo la sua personale scommessa e insieme a De Gea (l’eroe d’Ungheria) è il miglior acquisto di questo mercato in attesa del debutto di Gudmundsson. Ma alle sue spalle, un altro disastro. Palladino ha sempre cambiato la coppia di trequartisti/esterni: Colpani-Kouame a Parma (male), Colpani-Sottil con l’Akademia all’andata (bene Sottil con tanto di gol, ancora male l’ex monzese), Kouame-Barak col Venezia (malissimo), Ikoné-Sottil al ritorno con l’Akademia (una pena). Non vorremmo tirare la croce addosso a Ikoné, ma ci facciamo la stessa domanda che ci facevamo ai tempi di Italiano: cosa vede l’allenatore in questo giocatore? Un mistero. L’insieme: è l’aspetto più preoccupante. La squadra non è legata, quasi non riconosce se stessa, non sa come muoversi, come attaccare né come difendere. E’ presto per verificare l’esito della rivoluzione del nuovo allenatore, ma per ora non si vede nemmeno un cenno di quello che Palladino vuole. In Ungheria la Fiorentina si è ritrovata solo nei supplementari quando è rimasta in nove, quando il livello fisico, atletico e mentale contava più di quello tecnico e tattico, si è compattata e l’Akademia non ha trovato spazi. In quegli ultimi 25 minuti ha finalmente lottato e raggiunto l’obiettivo, i calci di rigore.
Alla partita di domani col Monza arriverà una squadra stanca ma nuova, una squadra che Palladino dovrà impostare quasi da capo, con nuovi interpreti. All’allenatore serve tempo, ma intanto dia un segnale.
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