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Pepito Rossi: “Rimasi senza fiato in Fiorentina-Juventus. Ecco cosa successe”

Giuseppe Rossi
Su La Repubblica, l'intervista a Giuseppe Rossi, ex attaccante viola ricordato soprattutto per quell'indimenticabile tripletta nel 4-2 alla Juventus il 20 ottobre 2013
Redazione VN

Su La Repubblica, l'intervista a Giuseppe Rossi, ex attaccante viola ricordato soprattutto per quell'indimenticabile tripletta nel 4-2 alla Juventus il 20 ottobre 2013. Ecco alcuni passaggi dell'intervista.

Su quel 4-2 storico contro la Juventus

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"Mi resi conto della rivalità quando lasciammo l’albergo per andare allo stadio: migliaia di tifosi, lungo la strada, ci incoraggiavano. Non c’era più bisogno di motivazione, il problema è che dagli spogliatoi uscimmo con il piede sbagliato. La loro esultanza? Quella ci fece arrabbiare. Soprattutto Pogba, quando fece il gesto della mitragliata. La vedemmo come un atto di sfida. Quel gesto era proprietà della Fiorentina, era il simbolo di Batistuta. Cosa ci disse Montella? Di darci una svegliata. La rimonta? Dopo il rigore dell'1-2 lo stadio esplose, la Juve fece l’errore di mettersi troppo indietro. Ma lì è stato decisivo il tifo, era una cosa devastante. E dopo i due gol successivi io e Cuadrado ci eravamo seduti sui cartelloni pubblicitari e non potevamo respirare. Non avevamo più fiato per quanto avevamo gridato. Cosa è successo sul 4-2?  Il pandemonio. Non sapevo come esultare e andai sulla bandierina. Tutti i ragazzi addosso. Giuro, non riuscivo a respirare. Cuadrado mi fa da barriera, sopra di me, si incurva per liberarmi. Diceva agli altri, fatelo respirare. Due ore dopo, stavo andando via dallo stadio quando mi dissero: Pepito, affacciati fuori, la gente ti vuole. Erano centinaia rimasti in attesa, cantavano ‘Il Fenomenooo il Fenomenooo”. Gente di sessant’anni piangeva".


Sui suoi migliori compagni e sull'analogia con la Fiorentina di Italiano

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"Nella mia Fiorentina forse non avevamo neanche un gruppo whatsapp, ma eravamo uniti. Io uscivo con Pizarro, Mati Fernandez, Gonzalo Rodriguez, Cuadrado, Borja Valero. Sono stato chiamato alla partita d’addio in Cile di Mati. Presto tornerò a Firenze. Analogie di questa Fiorentina con la mia? La voglia di giocare è la stessa. Ai miei tempi non c’era squadra che lo facesse meglio di noi, così è ora. Bonaventura è il Borja Valero di ora poi. Raccoglie la palla dai difensori o dal centrocampo e la dà in avanti a cercare la superiorità. È il passaggio tra le linee, l’uno-due, che fa la differenza. Il Cuadrado di ora, nel superare l'uomo, è Nico Gonzalez invece. Il Pepito Rossi? Non c’è. Attaccanti che non segnano? Per il gioco della Fiorentina ci vorrebbe un nove e mezzo. Ma vedrete, con il lavoro in allenamento arriveranno anche i gol".

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