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Stefano Cecchi, nella sua rubrica "Manca l'amalgama" su La Nazione, difende il terzino viola Fabiano Parisi, finito sul banco degli imputati dopo l'ultimo errore contro l'Inter, quando non ha marcato correttamente Lautaro Martinez sul calcio d'angolo del gol che ha deciso l'incontro, lamentando anche un fallo. Ve ne riportiamo i passaggi salienti:
"Imputato Parisi, discolpatevi". E lui che china la testa, balbetta qualcosa: "Non sono mai stato forte nel colpo di testa, e poi Lautaro è un campione e quel gol lo avrebbe fatto anche ad altri....". Sembra di vederlo il terzino viola, dentro l’aula del tribunale umorale del calcio, provare a difendersi. Scuro, più piccolo del solito e smarrito nel subire un’accusa che sente ingiusta ed esagerata. Perché nel processo virtuale che in queste ore ore si celebra intorno a lui, tutto sembra fuori misura, dall’imputazione all’ipotetico verdetto. Con la sua che rischia di essere una delle tante storie di merito dimenticato, distrutto dall’apparenza di un attimo. [...] Roba che addolora. Ma che non può cancellare d’un colpo il passato. Perché Parisi ha già mostrato sul campo ciò che può essere. Un terzino di gamba e di intensità che, per l’età che ha, ha ancora il diritto di sbagliare. Sì: Parisi, con Kayode e Beltran, appartiene alla migliore gioventù viola. A quel talento in itinere che dovrà essere coltivato e non disperso se si vuol sperare in una Fiorentina prossima ventura competitiva. Che nessuna buona squadra è mai stata costruita senza l’accessorio fondamentale della pazienza. Vale per tutti, vale anche per la storicamente impaziente Firenze.
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