Segnali di vita
—E poi c’è il modo in cui i due si sono presi la scena a dare ulteriore risalto a questa prima volta: Beltran ha segnato un gol bello, ma più che bello da centravanti vero, che fiuta la porta senza aver bisogno di guardarla così da anticipare il marcatore diretto nella deviazione del cross. Inoltre ha ha innescato il fallo (di mano) per il rigore, con un tiro da centro area, lì dove dev’essere un attaccante all’appuntamento con il pallone. E quel rigore, nel capannello di giocatori che si è formato intorno al dischetto bianco e che di solito non presuppone nulla di buono, l’ha battuto Nzola. Perché le indicazioni di Italiano sono chiare: se in campo non c’è Nico Gonzalez, il rigorista scelto con il suo 10 su 10 da quando veste la maglia viola, tira chi se la sente. E che se la sia sentita Nzola, tre gol fino all’altro ieri in stagione, ma solo uno (ininfluente) in campionato, con un carico di responsabilità grosso così e pesante quintali per le attese finora disattese, è un altro bel segnale da portarsi dietro. I tre gol per lui sono diventati quattro (uno in Conference League, uno in Coppa Italia e due in A), sempre pochini considerando le aspettative che erano alte anche se non altissime, ma intanto questo è stato decisivo, mentre per Beltran sono adesso sei in totale, di cui quattro in campionato, per di più realizzati nelle ultime sei partite disputate, e infine il primo in assoluto di testa. Altre riprove servono, soprattutto altre conferme “realizzative” da parte di tutti e due, meglio ancora insieme e comunque andrebbe bene lo stesso anche separatamente con continuità: ma se fosse davvero la volta buona?
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