La morte di Sinisa Mihajlovic ha scosso tutto il mondo del calcio. Uomo di grande forza e passione che ha dato tutto per questo sport. Questa mattina i principali quotidiani sportivi gli hanno dedicato pagine e pagine di ricordi, parole e ed emozioni. Vi riportiamo qui alcuni estratti.
Mihajlovic vive
Mihajlovic vivrà per sempre: il ricordo dei quotidiani
Gazzetta dello Sport
—Il noto quotidiano affida il ricordo dell'ex tecnico viola ad Andrea Di Caro. Il suo modo di fare, il carattere severo e scherzoso ha lasciato in chi lo conosceva qualcosa di unico:
Ora che sei già lì, voglio immaginarti com’eri, guascone e sorridente, in calzoncini e maglietta attillata a evidenziare quei bicipiti e quegli addominali di marmo, per quanto erano duri, con un pallone sotto al braccio. Si fa avanti Diego: «E tu che ci fai qui?». «Sono venuto a sfidarti... Chiama Yashin o chi vuoi tu per stare in porta. Con la barriera o senza, non fa differenza. Diego, tu sei stato il più grande, ma a calciare le punizioni non esiste un sinistro come il mio». Mentre prendi la rincorsa voci d’angelo intonano i cori delle curve del tuo cuore: «Pobedi Sinisa» (Vinci Sinisa), «E se tira Sinisa è gol…». Spiegherai anche lassù che hai sbagliato più rigori che punizioni e come cambiavi all’ultimo il modo di tirare in base al movimento del portiere
Sulla Gazzetta dello Sportanche il suo più grande amico Roberto Mancini ha ricordato, con un piccolo articolo, i momenti passati con lui nel mondo del calcio e fuori:
Questo è un giorno che non avrei mai voluto vivere. Penso solo a quanto sia ingiusto che una malattia così atroce si sia portata via un ragazzo di 53 anni, un uomo buono, una persona perbene. È difficile trovare altre parole quando è passato così poco tempo dall’attimo in cui mi sono detto: “Roberto, stavolta davvero non potrai più vederlo”. Ieri non c’era già più: l’ultima volta che mi ha parlato non solo con quegli occhi che sapevano dire più delle parole, occhi che a volte ti costringevano ad abbassare i tuoi, è stato martedì mattina. Me la porterò dentro per sempre quella chiacchierata: cose nostre come ce ne siamo dette tante, in quasi trent’anni
Corriere dello Sport
—Sul Corriere dello Sport sono tanti i ricordi di Sinisa. A pagina 2 anche un editoriale del Direttore del quotidiano Ivan Zazzaroni.
Hai indossato tutti i volti della malattia: il coraggio non ti è mai mancato. Il coraggio e l’imprudenza. Come quella volta a Verona: eri appena un’ombra che a fatica si reggeva in piedi. O quando lasciasti l’ospedale dopo un intervento chirurgico, naturalmente contro il parere dei medici. Oppure nei tanti blitz a Casteldebole per assistere agli allenamenti: volevi far capire che c’eri sempre e che saresti tornato.
Te ne sei andato a pochi giorni dal Natale. Non si lascia un vuoto incolmabile proprio nel momento in cui abbiamo tutti più bisogno di calore, amore, famiglia, vecchi amici, buone notizie, serenità, pace. Non eravamo preparati. Sognavamo di rivederti con sorriso e muscoli e risentire la tua inconfondibile voce, quell’italiano che non digeriva gli articoli”. «La cosa bella che ho visto oggi» mi ha scritto il dottor Nanni che dal primo momento gli è stato molto vicino e giovedì mattina ho atteso in ospedale «è la serenità della famiglia e in particolare di Arianna e della figlia Viktorija. Pur nella disperazione c’è la consapevolezza di averlo accompagnato fino a qui con tutto l’amore e l’affetto che una famiglia sa dare». Una settimana fa mi è capitato di andare a sbattere contro i versi di un poeta serbo, Dorde Sibinovic. Non amo particolarmente la poesia, eppure la sua “Terapija” mi ha scosso: Sei chilometri di cammino veloce/attende il malato di cuore ogni giorno./ Il mio caso è specifico./All’inizio sono pronto al peggio/ poi mi soffermo aspettando un colpo improvviso…/ finché l’accelerazione non porta la gioia/ della nuova nascita senza malattia./ A casa giungo sudato/ e deluso/ per quanto tutto dura poco...
Ciao, Sini, ho appena cancellato tutti i tuoi messaggi, non il tuo numero. I ricordi saranno la presenza della tua anima. Adesso però posso dirtelo: Arianna aveva ragione, quel berretto da pittore era orribile.
Tuttosport
—Su Tuttosport a pagina 2 il ricordo del Presidente del Museo del Calcio Matteo Marani. Ecco un estratto.
Sono tante le istantanee degli ultimi tre anni di Mihajlovic: il cappello per coprirsi la testa, l'abbraccio coi tifosi del Bologna(che lo hanno adorato), le tenere immagini con Arianna mentre lascia la prima volta l'ospedale. Fino alle ultime, pochi giorni fa, alla presentazione del libro di Zeman. Ha salutato tutti. Forse sapeva che era l'ultima volta.
La Repubblica
—Su La Repubblica un editoriale di Giuseppe Calabrese, che racconta il Mihajlovic ai tempi della sua esperienza sulla panchina della Fiorentina.
Questo mi piaceva di te, eri uno diretto, che le cose le diceva in faccia. Anche a muso duro. Con me è successo due o tre volte, ma tra di noi c’è sempre stata stima. «Mi arrabbio solo con chi mi piace», mi hai detto una volta, e non ho mai capito se eri sincero o mi prendevi in giro. Comunque, non importa. Non adesso che non ci sei più, che ci
hai lasciati soli. Una volta, una sola, ci siamo visti fuori dal campo. Eravamo al palasport a vedere uno spettacolo di Conti, Panariello e Pieraccioni. Ci ritrovammo davanti ai loro camerini, io con la mia famiglia, tu con la tua. Solo un saluto mentre aspettavamo che uscissero. Poi ti avvicinasti e senza farti sentire mi dicesti: «Qui si fa tardi, domattina ho l’allenamento». Ciao Sinisa, ci mancherai.
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