Le "sconsiderate" commissioni chieste da Mendes che hanno portato alla clamorosa rottura con Gattuso, sono servite da pungolo per Rocco Commisso. In un lampo il presidente viola ha speso 23 milioni (più 4 di bonus) e chiuso per Nico Gonzalez: una trattativa chiusa in poche ore senza alcun tipo di risparmio. La Nazione entra nel dettaglio della "rivalsa" personale che Commisso si è preso.
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Liti, dietrofront, mercato condiviso, crescita. Commisso e uno sfizio da 27 milioni
La Fiorentina ha scelto la "sua" strada di mercato, non piegarsi alle volontà degli altri. E un messaggio: "gli allenatori passano, il club resta"
"Volete 27 milioni? Ecco 27 milioni. Ma perché decido io e non mi obbligate voi" è il riassunto del pensiero del n° 1 di Mediacom, che non vuole piegarsi alle condizioni di Mendes. Ovvio che - scrive il quotidiano - la Fiorentina avrà versato delle commissioni per arrivare all'argentino, ma senza infilarsi in una strada obbligata che avrebbe previsto altre operazioni. Difficile trovare una logica nello spendere 30 milioni senza avere ancora il nome dell'allenatore- si legge - tra Gonzalez e il premio di valorizzazione di Sottil, ma il Commisso-pensiero sembra chiaro: essere padrone dei propri soldi e decidere di spendere pochi o tantissimi sempre nel pieno controllo delle proprie scelte.
Il quotidiano ribatte sul fatto che la Fiorentina doveva interrogarsi prima dell'ingombrante figura di Mendes, e allo stesso tempo la decisione di fare un mercato autocratico, dove al centro c'è il club e non l'allenatore. "Il club resta, gli allenatori passano" il messaggio che filtra dagli ambienti viola, un discorso che non sempre però funziona completamente. Serve anche un progetto di crescita condiviso, cosa che con Gattuso non sembrava fosse esattamente così.
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