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L’architetto: “Vi spiego i vincoli del Franchi”

Parla Valerio Tesi, architetto e dirigente dell'area funzionale patrimonio architettonico. E' lui a tenere in mano i vincoli de Franchi insieme al soprintendente Andrea Pessina

Redazione VN

Sul Corriere Fiorentino troviamo le parole di Valerio Tesi, architetto e dirigente dell'area funzionale patrimonio architettonico. E' lui a tenere in mano i vincoli de Franchi insieme al soprintendente Andrea Pessina:

Non esiste una specificazione di parti vincolate da altre che non lo sono. Anche perché non c'è un decreto specifico di vincolo sullo stadio, ma una deflatoria di Angelo Calvani, soprintendente nei primi anni '80. Fu lui, nel 1983, a stabilire che l'opera doveva essere soggetto alla tutela secondo la legge 1089/39, la legge Bottai.

E' questo il passaggio fondamentale: il vincolo non deriva da un decreto ministeriale, ma da una decisione della soprintendenza locale perché il Franchi aveva appena compito mezzo secolo. Calvani "allega una planimetria che circoscrive l'intera area come bene culturale". Tutto vincolato? L'esatto opposto dice Tesi: "Vincolo non vuole intangibilità o giogo della sovrintendenza ma che a quel bene è riconosciuto un interesse culturale".

La chiave per avere successo nella proposta del restyling è evitare che "vengano fatte proposte progettuali che non muovono dallo studio e analisi degli elementi significativi della struttura. Non si può fare tutto, ma molto: basta che venga fatto un progetto di restauro che riesca a far funzionare quella struttura in accordo alle esigenze e agli standard di oggi. Rispettando i suoi elementi più rilevanti, quelli di maggior quoziente culturale".

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