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Quel pallone pesava un quintale o forse di più. Servivano coraggio, sangue freddo e personalità, con il cuore in tumulto, per mettere dentro un rigore così, al minuto 95 di una partita durissima, equilibrata e spigolosa. Ciro si era appena alzato dalla panchina. Come scrive il Corriere dello Sport, non ha avuto paura, il killer instinct del bomber capace di resistere alle pressioni, la risposta a chi lo voleva rottamare o pensionare prima del tempo. Undici metri, la rincorsa e il fiato sospeso, perché il confine tra il tramonto e l’urlo liberatorio dell’Olimpico era quasi impercettibile. Terracciano da una parte, la palla dall’altra. La rete si è gonfiata e il capitano della Lazio è finito sotto la Curva Nord, con i suoi compagni, dentro un abbraccio collettivo che sa tanto di svolta. Perché è un risultato pesantissimo. Vale il sorpasso su Roma e Bologna con un balzo al settimo posto, a quota 16 punti, meno uno dalla Fiorentina.
La Fiorentina esce tra rabbia e rimpianti. Ha perso per un episodio (tanto per cambiare), quando stava tentando il colpo e si sentiva sicura del pareggio. Un palo e un gol annullato nel primo tempo a Beltran, sbloccato dalla doppietta realizzata al Cukaricki, assai più pericoloso di Nzola. Italiano potrebbe aver trovato il centravanti. La notizia cattiva è che la ripresa non è stata dello stesso livello e la Lazio, alla resa dei conti, ha prodotto più occasioni.
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