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La verità di Mancini: “Io massacrato. Gravina, chi mai cambia lo staff di un ct?”

La verità di Mancini: “Io massacrato. Gravina, chi mai cambia lo staff di un ct?” - immagine 1
Dure parole di Mancini contro il presidente federale Gabriele Gravina, che lo ha portato a suo dire alle dimissioni da ct della Nazionale
Redazione VN

Roberto Mancini si è dimesso da ct della Nazionale domenica e, dopo un paio di giorni, fornisce le sue spiegazioni. Lo fa in un’intervista a La Repubblica, ecco alcune delle sue parole.

Non ho fatto niente per essere massacrato così. Mi sono solo dimesso e ho detto che è stata una mia scelta, mi sono assunto tutta la responsabilità della decisione. Non mi sono nascosto. Avevo parlato con il presidente Gravina e cercato di spiegargli le mie ragioni. Non mi sono mai permesso di accusare nessuno e mi ritrovo accusato. Ho cercato più volte di parlare con lui ed esporgli le mie ragioni. Gli ho spiegato che in questi mesi mi doveva dare tranquillità, lui non l’ha fatto e io mi sono dimesso”.


Motivi

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“Dovevo farlo prima? Può darsi. Ma io ho lasciato la Nazionale a 25 giorni dalla prossima partita, non tre. E penso di essere sempre stato corretto in questi anni. Si è mai visto un presidente federale che cambia lo staff di un ct? Gravina è da un anno che voleva rivoluzionarlo, io gli ho fatto capire che non poteva, che al massimo poteva inserire un paio di figure in più, ma che non poteva privarmi di due persone di un gruppo di lavoro che funzionava, che funziona e che ha vinto l’Europeo. Semmai sono io che potevo sostituire un membro dello staff. La verità è che da un po’ di tempo lui pensava cose opposte alle mie. Ma allora perché intervenire sullo staff? Cosa c’entra? A quel punto doveva mandare via me. Invece ha colto l’occasione perché alcuni miei collaboratori erano in scadenza e ha giocato su questo. Io potevo essere più duro, certo, ma pensavo lo capisse da solo. Sarà ricordato come il presidente che ha vinto l'Europeo, non per i suoi errori”.

Futuro

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“Eliminare dal contratto la clausola di esonero in caso di mancata qualificazione a Euro 2024? Quello poteva essere un segnale. Lo avevo chiesto per lavorare tranquillo in questi mesi, tutto qui, è chiaro che sarei andato via se le cose non fossero andate bene e non fossimo riusciti a qualificarci. Io me ne sarei anche andato dopo il Mondiale mancato, ma mi hanno chiesto di rimanere. Sono stati cinque anni incredibili, l’Europeo sarà il mio ricordo più bello. Arabia Saudita? Quello che sto dicendo è indipendente da quello che potrà succedere in futuro e da dove andrò. Ora non voglio pensare a niente”.

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