Porte chiuse di qui al 3 aprile, come da decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri, e recuperi in questo fine settimana delle partite saltate nell’ultimo weekend - scrive stamattina La Gazzetta dello Sport -. Dopo una lunga giornata, riempita dal consiglio di Lega (ma non dall’assemblea, le società hanno votato via Pec e non è stato raggiunto il numero legale), il calcio ha ritrovato quasi per miracolo la sua unità. Il Napoli si era aggiunto all’inizio della mattinata, ma poi anche Beppe Marotta per l’Inter ha raccolto l’appello a una sorta di decisione di unità nazionale. L’inizio della discussione fra i diversi club, però, era stato all’insegna del vittimismo e di chi si sentiva più penalizzato degli altri dalle porte chiuse.
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A quel punto, però, il presidente della Lega Paolo Dal Pino ha detto: se continuate così, me ne vado in Federcalcio a dire che non siamo capaci di andare avanti. In quel momento, c’è stato il ricompattamento con la decisione unitaria. La decisione ufficiale è arrivata dal palazzo della Federcalcio anche per evitare che la Lega si impantanasse sugli aspetti formali. Basta salti mortali, basta soluzioni acrobatiche, la scelta delle porte chiuse e dello slittamento delle giornate – con il 13 maggio che ospiterà un altro turno infrasettimanale – è diventata l’indispensabile coperta di Linus per provare a far passare la tempesta.
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