IL CORRIERE DELLO SPORT 5,5 - Partita in chiaroscuro per Marcenaro, che sotto gli occhi del designatore Rocchi e del responsabile dei club, Pinzani, ceralacca il badge della Fifa (1 gennaio 2025). Fischia bene il primo rigore, sul secondo poteva aiutarlo - prima del VAR - l’assistente Del Giovane. Da rivedere il disciplinare: mancano i gialli per Martinez Quarta (steso Zaccagni fuori area) e Cataldi (placcato Isaksen che stava per tirare dal limite dell’area), quella non fatta su Guendouzi ha una spiegazione tecnica, ma molti non vedono differenza con quella comminata a Nuno Tavares. Guendouzi è ingenuo, arriva con un pizzico di ritardo su Gudmundsson che aveva già giocato il pallone, la mancanza di cattiveria non c’entra come esimente. Giallo? Vero, è uno step on foot, ma non c’è intensità. Nuno Tavares pesta il collo del piede destro di Dodò sulla linea di fondo, in area di rigore. Abisso al VAR chiama l’OFR. Sarebbe stato penalty anche se il “pestone” fosse arrivato fuori dal campo, lo prevede la casistica della regola n. 12 (pagina 99 del Regolamento 2024). La Lazio lamenta due interventi in area viola: uno di Dodo su Patric, ma i due si tengono a vicenda e si strattonano, l’eventuale contatto sul piede arriva con il viola già in caduta. L’altro per un tocco di mano (sinistra) di Dodo, pressato da dietro da Zaccagni: da stabilire se c’è stato prima un tocco di testa (così sembra, sarebbe autogiocata) per Rocchi (ieri a DAZN per Open VAR) non è punibile perché: a) il pallone viene sfiorato di testa; b) il giocatore cade perché a contrasto; c) ha la testa bassa e non vede mai il pallone; d) è fortuito e naturale.
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