La Gazzetta dello Sport si sofferma sulla sentenza che ha portato ai 15 punti di penalizzazione nei confronti della Juventus. La prima cirtica posta dalla parte bianconera è stata la dipsarità di trattamento. Ecco perchè è stata punita solo la Juventus:
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La Juventus stangata, ma le altre? Le motivazioni della sentenza
Ecco perchè la Juventus è stata stangata e gli altri 8 club assolti. Tutta la spiegazione della sentenza contro bianconeri
Stando all’udienza e alla sentenza di venerdì, possiamo dire che di fatto la Juventus non è stata condannata per le plusvalenze. Cerchiamo di spiegarci. Il ragionamento fatto dal procuratore della Figc Giuseppe Chiné durante la sua requisitoria, ragionamento che evidentemente la Corte ha condiviso, sganciava la questione “valore del tale giocatore” - e dunque il conseguente concetto di plusvalenza - dall’illecito contestato. Chiné lo ha detto chiaro parlando del metodo di valutazione dei calciatori che nel primo processo aveva portato all’assoluzione di tutti i club: «Il metodo oggi è irrilevante perché il metodo non c’è mai stato. Le plusvalenze venivano decise a tavolino, non si discuteva di doti in campo ma di numeri da mettere a bilancio, ci sono delle x al posto dei nomi dei calciatori perché non contavano doti tecniche o prestazioni, contava solo ripianare la perdita». In pratica si è andati oltre la violazione in sé (la plusvalenza fittizia) per evidenziare, e poi condannare, la mancata lealtà di club e dirigenti
Confessioni
—Intercettazioni e prove solo a carico della Juve. Ma ci sono altri elementi. La mancata lealtà in questione è provata, per la Procura e presumibilmente anche dalla Corte, dalla presenza negli atti dell’inchiesta Prisma di «confessioni». Chiné, prima nell’istanza di revocazione e poi durante l’udienza, ha parlato di diversi nuovi elementi probatori di «straordinaria valenza confessoria», dal cosiddetto “libro nero di Fabio Paratici” alle intercettazioni di Agnelli e non solo. Questo tipo di prove, a oggi, esistono soltanto per la Juventus e non per gli altri otto club coinvolti in questo nuovo processo (il Napoli, presente nel primo, non era stato nuovamente indagato perché non ha svolto operazioni ritenute ambigue con i bianconeri)
Gravità
—L’accusa di aver falsato i campionati. Nel momento in cui ha chiesto le sanzioni, il procuratore ha distinto in maniera netta la posizione della Juve da quella delle altre. Per queste ultime ha mantenuto le sanzioni del primo procedimento (multe e inibizioni ai dirigenti, poi la Corte le ha assolte), ma per i bianconeri il discorso è stato diverso: «È rispondente al nuovo materiale probatorio acquisito dalla Procura di Torino effettuare una valutazione in termini di maggiore gravità delle condotte contestate e dunque aumentare le richieste sanzionatorie. Le nuove prove evidenziano la particolare gravità dal punto di vista sportivo delle condotte tenute che hanno impattato su più campionati professionistici di Serie A falsificandoli». La Juve, secondo il procuratore, muovendosi all’interno di un «sistema» artificioso, avrebbe avuto vantaggi economici importanti: «Nelle stagioni al vaglio il club aveva perdite molto significative, ma invece di mettere le mani in tasca, ripianarle e quindi non fare mercato, ha creato plusvalenze fittizie che le hanno permesso di mettere soldi veri sul mercato e acquistare giocatori che ha poi schierato, falsando la competizione sportiva a danno di altre società che hanno ripianato veramente e che non hanno fatto mercato ma magari hanno venduto i gioielli di famiglia. Ci sono club che hanno dovuto cedere calciatori da 20 gol a campionato e l’anno successivo in classifica hanno pagato dazio»
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