© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Corriere dello Sport ha intervistato Renato Biasi, allora responsabile del settore giovanile dell’Asti Calcio, città dove il piccolo Kean abitava con mamma Isabelle e il fratello maggiore Giovanni. Ecco le sue parole:
Corriere dello Sport
Il Corriere dello Sport ha intervistato Renato Biasi, allora responsabile del settore giovanile dell’Asti Calcio, città dove il piccolo Kean abitava con mamma Isabelle e il fratello maggiore Giovanni. Ecco le sue parole:
Credo che abbia trovato l’ambiente giusto. E con la fiducia che gli stanno dando tutti, dalla società ai tifosi passando per l’allenatore, sta ritrovando la continuità che è requisito fondamentale per un centravanti e che aveva smarrito per vari motivi nelle ultime tre-quattro stagioni. Io non ho fatto niente. Giovanni se lo portava sempre dietro e puntualmente, mentre il fratello si allenava, Moise si metteva nel campetto usato per il riscaldamento a calciare in porta. A parte che era già più strutturato fisicamente rispetto agli altri bambini, erano proprio le qualità tecniche a colpire chi lo guardava, qualità nettamente superiori a quelle dei suoi coetanei. Per farla breve: l’abbiamo coinvolto nell’attività agonistica con chi aveva due anni più di lui e immancabilmente segnava due-tre gol a partita. A quel punto mi è venuto naturale segnalarlo a Silvano Benedetti, che è un mio amico e allora era responsabile del settore giovanile del Torino. Con l’etichetta di ragazzo prodigio su Moise si sono sempre concentrate aspettative altissime, poi paradossalmente giocare in grandissime squadre dove c’erano grandissimi attaccanti non l’ha aiutato a ritagliarsi spazi e rendimento. Se ritrova continuità torna ad essere determinante per la squadra: ormai è un calciatore e un uomo fatto e finito, a Firenze si può rilanciare
© RIPRODUZIONE RISERVATA