La Gazzetta dello Sport in edicola oggi celebra Vincenzo Italiano, tecnico della Fiorentina. "Un debuttante su un tetto d’Europa". Il più piccolo, ma ha importanza? No, che non ce l’ha. Gol e spettacolo disseminati sul percorso per le due finali, impervio e insidioso, con qualche critica che lo ha disturbato nel frattempo e lui non ha fatto buon viso a cattivo gioco. Se all'andata gli era stato contestato l'atteggiamento dopo il vantaggio, al ritorno in Svizzera non ha sbagliato nulla centrando l'obiettivo più desiderato. "Tra Roma e Praga, avrei scelto sempre la seconda". Appunto. La vocazione di Italiano è europea, si legge, perché il suo calcio è improntato al possesso palla, una sorta di discepolo di Guardiola nell'alzare un difensore in fase di possesso.
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Italiano, debuttante sul tetto d’Europa: è già nella storia, ora viene il bello
Italiano sta facendo le fortune di Firenze: ora per entrare nella storia mancano due passi, a Roma ma soprattutto a Praga per un paio di settimane di pura passione
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—Ora Italiano è entrato nel ristretto gruppo degli allenatori italiani che sono riusciti a centrare una finale europea alla prima esperienza. Sono 12, tra cui Rocco, Trapattoni, Capello, Lippi e Vialli (da allenatore-giocatore del Chelsea) e Fulvio Bernardini, che portò la Viola in finale di Coppa Campioni nel 1956-57 con il grande Real. Insomma, Italiano è in buona compagnia. Tra l’altro, potrebbe entrare in una cerchia più ristretta, perché di quei 12 solo 6 riuscirono a portare a casa la coppa e due di loro la vinsero praticamente appena insediati in panchina: Giampiero Marini con l’Inter (Coppa Uefa 1993-94) e Roberto Di Matteo col Chelsea (Champions 2011-2012).
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