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Il Rettore sul Franchi: “Immobilismo non vuol dire tutela, ma scarsa lungimiranza”

Il rettore dell'Università di Firenze, Luigi Dei, scrive su Repubblica riguardo al tema del Franchi

Redazione VN

Sul tema della riqualificazione dello stadio Franchi, sulle pagine fiorentine di Repubblica è intervenuto Luigi Dei, rettore dell'Università di Firenze e divulgatore scientifico. "Un grande restauratore di dipinti, Paul Philippot, scrisse che il restauro deve rimediare, nella misura del possibile, al divorzio fatale fra la materia che invecchia e la forma che incarna". E per il Franchi - scrive Dei - questo divorzio è in atto, dunque essendo un paese ricchissimo di beni culturali non si può prescindere dall'obbligo di salvaguardare quelle forme che inevitabilmente si deteriorano.

Il tema principale è: "Una città moderna e proiettata nel futuro vive e si sviluppa se coglie le istanze della contemporaneità e le armonizza nel quadro della preservazione delle impronte del suo passato. Non possiamo continuare a pensare che tutela dei beni culturali significhi immobilismo e che viceversa dinamismo progettuale presupponga totale libertà d’azione nei confronti dell’esistente. Troppo spesso la nostra città si è introflessa sul suo glorioso passato ritenendo che questo fosse sufficiente a garantirle sviluppo e che pertanto la conservazione dell’inestimabile patrimonio fosse l’unica cifra della propria vocazione".

E il tema relativo al Franchi - secondo il Rettore - si inserisce perfettamente in questa cornice, dove è difficile trovare una via di mezzo tra due poli opposti. Allo stesso tempo serve, grazie alla tecnologia e all'innovazione, un intervento che rimedi alle scalfiture del tempo e proietti il Franchi in una nuova realtà. In caso contrario, si tratterà di scarsa lungimiranza.

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