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Ieri ricorrevano i 41 anni dalla morte di Artemio Franchi, che è stato grande dirigente sportivo italiano. Senese d'origine, ma fiorentino di nascita è stato presidente della Federcalcio e dell’Uefa e vicepresidente della Fifa. Tra impegni e lavori internazionali, non ha mai dimenticato le sue origini, ecco che Firenze è sempre stata punto di riferimento e appartenenza. Per questo, nel 1991, l’allora amministrazione decise di intitolargli lo stadio del Campo di Marte.
La Nazione, in occasione della celebre ricorrenza, ha parlato col figlio di Artemio, Francesco Franchi:
Ho iniziato a conoscerlo all'età di 17 anni, il lavoro lo attanagliava, ma in lui ho sempre sentito e provato un pensiero tenerissimo. Era un uomo straordinario, dotato di ironia e cultura. Restyling dello stadio? Da tifoso della Fiorentina credo che oggi non se ne possa fare a meno. Seguo però la vicenda con particolare ansia. Nonostante ciò, è stata presa la scelta migliore. Si al progetto di ristrutturazione, soprattutto perché altrimenti non vi sarebbe stato alcun piano di riqualificazione l'attuale stadio viola. Il progetto attuale non mi dispiace. Certo, se si fosse trovata una soluzione alternativa più intelligente sarebbe stato meglio. Ma siamo il Paese dei campanili e sarebbe stato difficile far comprendere ai tifosi che la propria squadra avrebbe dovuto giocare fuori, chissà dove. Mio padre sarebbe stato a favore? Era un convinto assertore dell’innovazione nell’impiantistica sportiva. Ricordo che lui e il giornalista Giordano Goggioli sfruttarono l’alluvione del 1966 per candidare Firenze alle Olimpiadi. Fu una cosa impossibile da fare ma questo permise alla città di ottenere dei fondi significativi per completare il Mandela Forum e altri impianti; penso questo basti a capire la sua possibile posizione.
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