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Ferrara scrive: “Fiorentina, l’autunno più lungo. Gli errori della falsa partenza”

Sette partite, sette punti, poche luci e molte ombre: la squadra non convince. Gli abbagli sul mercato e i dubbi sul sistema di gioco. Pioli pensa alle soluzioni

Redazione VN

Sette partite, sette punti. No, non è ancora tempo per tirare le somme e dare giudizi monolitici su una Fiorentina che comunque difficilmente resterà nella storia. Ma se per i commenti duri e puri bisognerà aspettare, qualche riflessione è obbligata, visto che anche Pioli non ha voluto nascondere la sua delusione ipotizzando revisioni profonde di un progettino low cost a cui non ha saputo infondere magicamente idee per trasformarlo in qualcosa di esaltante.

La squadra voluta e costruita dal quartetto Cognigni, Ramadani, Freitas, Corvino, per il momento galleggia in una mediocre normalità. I soldi incassati e spesi solo in parte dimostrano che le plusvalenze possono far comodo a chi si eccita coi bilanci, ma ci sta anche che allontanino la gente. Se una volta c’era Alonso sulla fascia sinistra, facendo l’affarone col Chelsea tu non hai cercato di crescere un giovane di talento che avrebbe potuto diventare un nuovo Alonso, tanto per dire. Lo hai sostituito spendendo soldi (tanti) per Maxi Olivera e per prendere a due lire Milic, prima di farti dire dal nuovo allenatore che forse a quel punto andava bene anche Biraghi, pagato zero, tra l’altro. Il che dice tanto. Questo solo per ricordare che il famoso progetto giovani ha le sue falle, visto che quelli teoricamente i davvero giovani (Chiesa a parte) il campo non lo vedono mai.

(...) E così ora di discute del sistema di gioco. Di quel 4-2-3-1 a cui Pioli si è tanto affezionato senza però trovare il bandolo della matassa. A parte che è bene chiedersi come mai la società è andata a spendere 10 milioni per un giocatore che voleva lasciare Torino perché in crisi col cambio tattico di Mihajlovic, deciso a puntare proprio sul 4-2-3-1. Si potrà sempre dire che i sistemi di gioco non sono tutto. Vero, però sono tanto, se questi tagliano fuori un investimento pesante della società. Uno dei pochi, tra l’altro, ricordando i 20 milioni spesi per Simeone, ragazzo che ha molti margini di miglioramento e che comunque a Verona ha ritrovato il gol. L’allenatore potrebbe immaginare un 4-3-3, tagliando fuori un trequartista ma riportando Benassi nel suo ruolo di interno, dove a Torino ha giocato la sua stagione migliore. Questa appare la soluzione più probabile, perché la doppia punta al massimo lascia immaginare un 4-4-1-1 con Thereau dietro a Simeone. (...)

L'articolo completo di Benedetto Ferrara su La Repubblica oggi in edicola

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