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Dal genio Matija a Robocop Savic: come cambia la difesa

I due difensori a confronto: tecnica contro forza

Redazione VN

Alcune differenze e svariati intrecci. Matija Nastasic e Stefan Savic non sono legati soltanto dall’attualità, con una trattativa che li vede protagonisti vincolati. Molte sono le cose condivise dai due. Dal ruolo, difensore centrale, passando per la squadra che li ha scoperti e lanciati: il Partizan Belgrado. Continuando con il numero predi-letto, il 15, per finire alle aspettative. L’opinione comune li pone infatti tra i giovani maggiormente promettenti al mondo nel proprio ruolo. Qui finiscono le affinità. Perché il recente passato ha visto divergere la considerazione dei due. Se Savic (classe ‘91) lo scorso luglio passò dal Partizan al Manchester City per quasi 9 milioni di euro, Nastasic (classe ‘93) nello stesso periodo venne ufficializzato dai viola per una cifra decisamente inferiore, 3 milioni. Con il giocatore che già da mesi era stato bloccato da Corvino in attesa del compimento della maggiore età.

L’ascesa di Matija è stata però inarrestabile. Da riserva a titolare in pochi mesi: terminando la stagione da potenziale fenomeno. Deciso ma elegante, duro ma corretto. Comportamento inappuntabile in campo come fuori. Bravo di testa, ancora di più nell’impostazione. E concentrazione sempre massima. In poche parole il prototipo del difensore moderno. Blindato contrattualmente (scadenza 2016, ndr.) e mai una parola fuori posto. Una sorta di ‘giovane vecchio’, i cui limiti e potenzialità sono ancora difficilmente delineabili.

Per Savic imporsi in una realtà come quella del Manchester City è stato logicamente più difficile. Essendo chiuso da gente come Kompany, Lescott e Tourè. Giocare con continuità, in quel contesto, è stato impossibile. Savic è un ragazzone di quasi un metro e novanta, rispetto al giovane collega tende di più ad aggredire l’avversario: ricordando lo stopper vecchia maniera. Forse meno elegante, più marcatore, meno tecnico. Due tipologie diverse di difensore quindi. Sarebbero perfetti e complementari se schierati insieme, ipotesi al momento irrealizzabile. Savic, già da tempo nel giro della nazionale maggiore del Montenegro (ed amico oltre che compagno di Jovetic) ha bisogno di giocare con continuità per esplodere definitivamente. Firenze potrebbe essere il contesto giusto.

Giovanni Sardelli - La Repubblica