Stefano Cecchi, sulle pagine della Nazione dice la sua per quanto riguarda il tema Terracciano. Ecco il suo pensiero:
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Cecchi: “Terracciano in panchina? Un’ingiustizia. Titolare per meritocrazia”
Cecchi: "Pietro Terracciano, un portiere che qualcuno vorrebbe condannare alla panchina. A me parrebbe un’ingiustizia"
Nelle pagelle non ha avuto sufficienze, piuttosto molti 5, qualche 5 e mezzo e comunque l’idea complessiva che la delusione con l’Empoli sia arrivata per quel gol preso da Cambiaghi con la palla che gli sfila sotto il corpo. Pietro Terracciano oggi è un uomo sul banco degli imputati. Un portiere che qualcuno vorrebbe condannare alla panchina. A me parrebbe un’ingiustizia. Perché Terracciano non è un fuoriclasse, non lo è mai stato, non ha mai detto di esserlo. Probabilmente, per la flemma e la capacità di farsi trovare pronto anche dentro le lunghe attese, è solo il numero 1 dei numeri 12. Ma di certo la maglia di titolare nella Fiorentina se l’è guadagnata sul campo. O come quando, a inizio stagione, la società non fidandosi aveva deciso di puntare sullo sventato Gollini. In tutto questo tempo Pietro il Silenzioso non ha usato una sola parola sbagliata, non cercando il sussurro della raccomandazione ma facendo sempre gridare il campo per lui. Un titolare per meritocrazia. Anche per questo Firenze fino a poche settimane fa gli aveva riservato solo applausi, amplificati dal vento della simpatia che una storia simile produce. Già, la simpatia o anche la predisposizione buona verso una persona. Dicono che questa da sola non possa alterare i fatti ma rendergli comunque più sopportabili. Anche per questo, alcuni errori di Terracciano dello scorso anno erano passati sotto traccia: l’uscita sbagliata a Empoli che costò la partita, il gol preso sul proprio palo da Cuadrado a Torino. Ma la simpatia è come la «donna» teorizzata dal duca di Mantova nel «Rigoletto». E’ mobile qual piuma al vento
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