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Stefano Cecchi sulla Nazione elogia così Pietro Terracciano dopo la fantastica prova di Udine:
"Ha preso finalmente 8 in pagella e il primo a stupirsene son convinto sia stato lui, calciatore abituato da sempre a non avere i riflettori del consenso accesi su di se, piuttosto il vento malevolo della critica a spettinargli capelli e pensieri. Sì, fra le cose positive che la gara di Udine ci ha consegnato c’è la prestazione di Pietro Terracciano, portiere che da qualche tempo portava sul petto la lettera scarlatta dello scetticismo e che, invece, con alcuni interventi elastici e coraggiosi , ha consentito alla Fiorentina di tonare a casa con tre punti bagnati nell’oro. Non una cosa da poco. Perché Terracciano, con quella faccia un po’ cosi da tassista taciturno e l’espressione un po’ così di chi la partita, nel tempo, l’ha vista più volte dalla panchina che non dalla prospettiva della porta, sembrava vivere con malinconia quel marchio che Firenze gli aveva cucito addosso. Il marchio della diffidenza, appuntatogli da chi non lo reputa portiere adatto a una squadra che in serie A vuole essere competitiva. Forse un errore. Perché Pietro Terracciano da San Felice a Cancello, comune del casertano noto per avere nel suo territorio la gola delle «Forche Caudine» (ogni suggestione storica è consentita) non appartiene certo alla categoria del «fenomenale», ovvero di quei portieri che stupiscono per balzi prodigiosi e parole roboanti, inciampando però a volte in papere tragiche (vedi recentemente alla voce Szczesny e Donnarumma). No, lui è di altra scuola filosofica, appartenendo alla corrente dei portieri normali. Ovvero: di chi raramente lascia i tifosi a bocca aperta in un «ohhhhhh» poviano di stupore, ma altrettanto raramente commette errori clamorosi, di quelli che fanno venire giù tutti i santi dal paradiso. Già, la normalità, concetto quasi obsoleto nel calcio di oggi. Dove quasi tutti i protagonisti sembrano dei supereroi distanti, quasi inaccessibili. Lui, invece, tutto sembra tranne che inavvicinabile, ricordando il ragazzo dell’appartamento sullo stesso pianerottolo, quello a cui andare a chiedere il latte la sera quando ne resti sprovvisto. Un ragazzo-portiere normale appunto, antidivo per scelta e per fisionomia. Ora: qualcuno dice che la normalità sia solo un’illusione di parte, visto che ciò che è normale per il ragno è caos per la mosca. Ma lui sembra andare oltre le definizioni di parte, adattandosi senza patemi al suo manifesto di semplicità, senza la pretesa di voler sembrare altro. Certo, la normalità porta con sé anche conseguenze negative. Ad esempio il fatto di non lasciare tracce nella memoria collettiva e, dunque, il dover sempre dimostrare qualcosa anche all’età non primaverile di 33 anni. Per fortuna ogni tanto ci pensa il destino a correggere questa deriva. Come è successo domenica scorsa a Udine, quando con una serie di interventi di livello e due parate bomba (quelle su Thauvin e Kamara) il portiere viola ha acceso per un attimo le luci del consenso su di sé, prima di riconsegnarsi ai suoi silenzi e alla sua semplicità d’ombra. Pietro Terracciano, ovvero l’uomo che alla fine dà ragione al filosofo esistenzialista Lucio Dalla, dimostrando che davvero l’impresa eccezionale, soprattutto in un mondo affollato di inutili lustrini e superflue paillettes qual è il calcio, è essere normale."
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