Su La Nazione, Stefano Cecchi scrive di Arthur Cabral. Pensavamo, con quei quattro minuti appena giocati con gli Hearts, di averlo perso per sempre alla causa viola, messo ai margini da un allenatore che non lo vede e per questo relegato in fondo alla gerarchia dei centravanti. Ultimo inter pares. E invece, nella notte di Lecce, rieccolo qua.
La Nazione
Cecchi scrive: “Cabral, la notte di Lecce ha riacceso una fiammella”
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La notte di Lecce ha riacceso una fiammella, riconsegnando la speranza di potere ancora raccontare qualcosa di luminoso su di lui. Raccontare di un centravanti operaio che produce i suoi gol metallurgici per la causa viola. Sarebbe una storia perfetta per Firenze. Perché una fetta larga di tifosi viola vuol bene a questo bomber senza gol che comunque la gamba non la tira mai indietro. E paradossalmente - conclude Cecchi su La Nazione - ha scoperto di volergliene proprio dopo i 4 minuti giocati con gli Hearts, quando ha ritenuto un torto il trattamento che Italiano gli stava riservando. Con quell’idea sottesa che l’applauso possano meritarlo anche i figli di un dio minore del calcio che provano a colmare il gap del talento con l’impegno. Qualcosa che rende il calcio una sorta di scuola di vita. Qualcosa che rende il tifare una squadra diverso e più alto. C’è davvero qualcuno che, per tutto ciò, sabato prossimo con l’Inter non darebbe una nuova chance a Cabral, il brasiliano senza sorriso?
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