Stefano Cecchi, sulle pagine della Nazione, analizza la stagione di Dodò. Il brasiliano è uno dei migliori in casa Fiorentina:
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Cecchi: “Dodò, l’immagine solare della Fiorentina. Altro che Dalbert e Gilberto”
"Prima ha ritrovato la condizione dopo i lunghi mesi di fermo dovuti alla guerra in Ucraina, quindi ha preso le misure a un calcio che non conosceva, è ora eccolo qua: una sorta di ala destra mascherata da terzino"
Si è tinto perfino i capelli di viola per sottolineare quanto questo colore gli sia entrato dentro. Ma forse la sottolineatura è superflua. Perché sono state le sue corse a perdifiato e poi le sue esultanze sotto la curva, le sue accelerazioni gravitazionali e la gioia adolescenziale nel partecipare alle feste del dopogol, a far capire a tutta Firenze quanto la Fiorentina per lui non sia solo un mestiere ma anche una passione. Domilson Cordeiro dos Santos, che tutti per comodità chiamiamo Dodo, è oggi è l’immagine solare della squadra viola. Se Jovic è il fotogramma enigmatico e Sottil quello sfuocato, lui sembra un’istantanea scattata nel mezzogiorno che riempie di luce tutto ciò che c’è attorno. Già, la luce. Magari è solo un caso, ma nella Fiorentina oscura e notturna di inizio campionato, anche lui in campo era lunare e monotono. Un potenziale frecciarossa di fascia che però non arrivava mai alla stazione del nostro applauso. Con il punto più basso raggiunto il 15 gennaio scorso, quando all’Olimpico di Roma in appena 24 minuti di gara rimediò due cartellini gialli che costarono a lui l’espulsione e alla Fiorentina la sconfitta con i giallorossi. «Appartiene alla famiglia dei Gilberto, dei Dalbert e dei Romulo», pensarono sottovoce in molti intravedendone il fallimento sportivo da terzino. Che errore. Perché da allora Dodo è lievitato. Prima ha ritrovato la condizione dopo i lunghi mesi di fermo dovuti alla guerra in Ucraina, quindi ha preso le misure a un calcio che non conosceva, è ora eccolo qua: una sorta di ala destra mascherata da terzino che sta a meraviglia nel calcio aggressivo e intenso di Vincenzo Italiano, dove gli esterni bassi hanno il comandamento laico di spingere furiosamente come se non ci fosse un domani. E se si dovesse scegliere una famiglia con la quale farlo sedere a tavola a Natale, sarebbe quella dei Cafu e dei Maicon, di Dani Alves e Ze Maria, terzini destri di beatitudine e prepotenza. Altro che l’ombra malinconica di Gilberto e Romulo
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