Firenze? "Quando mi sono fatto male l'unica cosa che pensavo era di tornare il prima possibile a giocare. Sarei stato disposto a mollare tutto, soldi e non soldi, non mi interessava. Avevo sempre quel sogno che mi accompagnava, sarei passato sopra a tutto. Mi interessava solo tornare e stare bene. Io sono stato molto grato a Firenze, alla città, ai tifosi, alla Fiorentina. Per questo motivo, la gente mi voleva bene e ho fatto praticamente due anni senza giocare"
Rifiutavo lo stipendio? "Andavo a ritirare la busta, ma non avevo il coraggio di metterla in banca. Perché mi sentivo in colpa. Perché non giocavo e mi vergognavo. Sono fatto così. Sei mesi così, poi prima di Natale mi chiama il segretario e mi chiede dove ho messo gli assegni. Io un cassetto in entrata dove avevo messo le sei buste. Dico: "Le ho qua". Lui risponde: "Cosa aspetti a metterle in banca?". Dicevo andrò, andrò... Poi ho dovuto farlo. Però se fosse stato per me... Era un atto dovuto. Dovuto perché io mi sentivo veramente amato da questa gente che non avevo ancora giocato. Mi è rimasto dentro. Per questo è stato così difficile andare via per me"
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