Una sciarpa raccolta all'uscita dal campo, un gesto tanto semplice quanto spontaneo in segno di amore e di rispetto è l'icona di quello che Firenze e la Fiorentina hanno rappresentato per Roberto Baggio. Il divin codino di quel gesto si è reso protagonista nella partita per lui forse più dura, la prima da avversario della Fiorentina il 6 aprile del 1991 quando tornò sul prato del Franchi con la maglia della Juventus. L'odiata Juventus, che pochi mesi prima l'aveva strappato ai viola e che aveva causato in città scontri e contestazioni. Il 18 maggio del 1990 infatti Firenze aveva vissuto una giornata bollente, in particolare davanti alla vecchia sede in piazza Savonarola dove il manager di Baggio, Antonio Caliendo, aveva convocato una conferenza stampa per annunciare che i Pontello avevano di fatto dato il via libera al passaggio ai bianconeri per la cifra record per l'epoca di 25 miliardi di lire, più di quanto il Napoli pagò per Maradona.
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STORIE VIOLA – Baggio torna al Franchi e raccoglie la sciarpa viola
Il 16 aprile 1991 per la prima volta Roberto Baggio torna a Firenze da avversario: non calcerà il rigore e all'uscita dal campo raccoglierà una sciarpa viola lanciata dalla tribuna
Erano anni duri, in cui le schermaglie tra Fiorentina e Juventus sfociavano oltre la mera rivalità calcistica. Pochi giorni prima del trasferimento di Roberto Baggio, era infatti andata in scena la sporca finale di Coppa Uefa del 1990, con il contestatissimo 3-1 dell'andata e il ritorno giocato nel feudo bianconero di Avellino. In questo clima di guerriglia Firenze fu blindata: la sede di piazza Savonarola assaltata a colpi di sassate e bottigliate da 500 tifosi inferociti, casa dei Pontello – che da lì a pochi mesi avrebbero ceduto la società a Mario Cecchi Gori – e il centro sportivo di Coverciano, dove Baggio e l'Italia preparavano il Mondiale del '90, sorvegliati dalla polizia. Ma alla fine il trasferimento si farà, e Baggio alla presentazione con la nuova maglia rifiuterà addirittura di mettersi al collo la sciarpa juventina.
Privata del suo faro, e dunque indebolita dal punto di vista tecnico – al suo posto arrivarono Fuser in prestito dal Milan, Massimo Orlando e Marius Lacatus – la Fiorentina con Sebastiao Lazaroni in panchina fatica ma si toglierà lo sfizio di battere gli odiati rivali in un indimenticabile pomeriggio di aprile, nel quale Mareggini si trasformerà in uomo ragno e neutralizzerà il calcio di rigore di De Agostini. Quel giorno il Franchi si vestì a festa, con una delle coreografie più belle mai andate in scena – migliaia di bandierine bianche e viola che riproducevano Firenze e i suoi monumenti – e spinse in porta la punizione perfetta di Diego Fuser che valse la vittoria per 1-0. Baggio quel rigore nel secondo tempo non lo calciò, e quando fu sostituito da Maifredi al 64' salutò la tribuna e si piegò per raccogliere quella sciarpa viola. Lui che grazie a quel colore era diventato calciatore e uomo, aveva sofferto per i mille infortuni e si era sempre rialzato tanto da diventare simbolo di una nazionale e di una nazione intera.
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