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STORIE VIOLA: 15 luglio 2013, il Franchi si veste a festa per Mario Gomez

Un calcio pomeriggio di mezza estate si trasforma in una festa per accogliere al Franchi Mario Gomez. Poi la storia non è andata come tutti si aspettavano...

Pier F. Montalbano

Quando parliamo di Mario Gomez, stiamo maneggiando uno dei più grandi rimpianti della recente storia della Fiorentina. Forse il più grande, pensando a quello che sarebbe stato se lui e Giuseppe Rossi fossero riusciti a vestire la maglia viola con maggiore continuità. E invece la sfortuna e soprattutto gli infortuni hanno fagocitato le ambizioni di una società che da quel momento in poi ha deciso di chiudere i rubinetti e spazzare via i sogni di un'intera tifoseria. Diciotto milioni di cartellino, un ingaggio faraonico che la Fiorentina è riuscita ad ammortizzare solo in parte ma ha condizionato i bilanci per almeno tre stagioni e soprattutto pochissimi gol rispetto al pedigree internazionale di quello che era considerato uno dei più affermati bomber a livello europeo.

Ma quel 15 luglio del 2013 l'aria al Franchi era elettrica, si respirava a fatica per il caldo e il protagonista più atteso stentava ad arrivare. I vigili del fuoco placavano i bollenti spiriti di 25000 persone con gli idranti che rischiavano di bagnare gli smartphone pronti ad immortalare l'arrivo di un nuovo beniamino. Già, uno stadio stracolmo per l'acquisto di un giocatore solitamente lo si vede al Bernabeu o al Camp Nou, ma lì ci sono abituati. A Campo di Marte invece una cosa del genere non si era mai vista e l'ultima volta che il Franchi si era riempito per qualcosa di simile fu per omaggiare Manuel Rui Costa nel 2001, quando il numero 10 portoghese lasciava tra le lacrime una Fiorentina che di lì a un anno sarebbe affondata in C2. Ma eccolo arrivato acclamato dallo speaker, con la sua maglia numero 33, una compagna splendida e tanto entusiasmo che contagia immediatamente il popolo viola e anche un elettrizzato Andrea Della Valle in versione anchorman. La gente si esalta, canta, fotografa e compra magliette speciali alla modica cifra di 80 euro, quasi non crede che un campione affermato come Gomez sia adesso 'uno di noi'. L'avvio è promettente: due gol al Genoa alla seconda di campionato, l'intesa con Cuadrado e Pepito che sembra già esserci. Poi il crac: il 15 settembre il tedesco non riesce ad evitare lo scontro con Agazzi del Cagliari: la diagnosi recita "lesione distrattiva di II° grado del legamento collaterale mediale del ginocchio destro" due mesi lontano dai campi che diventano cinque per un'infiammazione alla zampa d'oca, cartilagine sconosciuta ai più ma sulla bocca di tutti a Firenze in quel periodo.

Rientrerà il 15 febbraio del 2014 ma poco più di un mese dopo al San Paolo di Napoli salta anche l'altro: "lesione di I grado del legamento collaterale mediale del ginocchio sinistro". Stagione finita e addio mondiali, con la sua Germania che alzerà la Coppa del Mondo a Rio de Janeiro. La seconda annata andrà meglio dal punto di vista degli infortuni - solo due mesi out ad inizio stagione – ma la via del gol sembra perduta e il malcontento cresce attorno alle sue deludenti prestazioni e la sua parabola in riva all'Arno terminerà di fatto dopo il battibecco con Montella durante Fiorentina-Siviglia di Europa League. Tanti, troppi errori incredibili sotto porta, Gomez alla Fiorentina è stato la copia sbiadita di se stesso. Prima al Besiktas, poi al Wolfsburg si riprenderà i gol e la Mannschaft, trascinerà prima i turchi allo scudetto, poi i lupi alla salvezza. "Ho scelto la Fiorentina in fretta e mi pento di questo" ha dichiarato un anno fa. Ma quel pomeriggio di luglio al Franchi si viveva un sogno ad occhi aperti.

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