"Mi sento un ragazzo normale, un ragazzo di 23 anni che gioca a calcio, canta, a cui piace stare con gli amici, niente di che". Inizia così la lunga intervista di Moise Kean a Dazn, registrata questo inverno, dove il (quasi) neo attaccante viola si mette a nudo. Un'infanzia non semplice, vita di provincia, molta strada e poca scuola, palazzi grigi di periferia, parecchie marachelle e giri poco raccomandabili. "Avevo 11/12 anni, ero il più piccolo, ma anche il più forte di tutti. Loro non erano esempi, alcuni sono in carcere, sono persone che venivano dalla mia stessa situazione ma dal quale non sono riusciti ad uscire: mi sento molto fortunato. Quando ho esordito ho pensato: 'sono fuori dalla m***a'".

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Quando Kean si raccontò: “Il calcio mi ha salvato”. Zaniolo, la play e quel ritardo
Adesso per Kean le responsabilità sono aumentate, soprattutto lontano dal campo. La nascita del figlio Marley, le notti in bianco, ma anche gli allenamenti estivi negli Stati Uniti fianco a fianco con i giocatori di Nfl, un inglese impeccabile e la grande passione per la musica trap, l'altro talento che gli viene riconosciuto oltre al calcio. Poi Moise racconta l'episodio del ritardo nel ritiro dell'Under 21: "Ero con Zaniolo, lui metteva musica ad alto volume, giocavamo alla Play e alle 11 c'era riunione. Alle 10 e 58 eravamo ancora lì, abbiamo aspettato un sacco di tempo l'ascensore e siamo arrivati alle 11 e 5. Il mister Di Biagio ci fa: 'Allora? Non va bene'. E io: 'Mi scusi mister, siamo arrivati in ritardo". Mi sono scusato con la squadra mentre a Nicolò faceva ridere la cosa, io lo guardavo e gli dicevo "Ma che c***o ridi?'.
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