Quella gara assunse, quindi, un significato ben più concreto di una semplice sfida estiva. Si trattava di una vera e propria rivincita della finale europea del 1957, in cui il Real ebbe la meglio sui viola solo grazie ad un indegno arbitraggio dell’olandese Horn che, su indicazione degli spagnoli, venne chiamato a dirigere la “rivincita”. L’attesa in città fu spasmodica e i biglietti terminarono presto, al punto che lo speaker dello stadio, rivolgendosi ai migliaia di tifosi rimasti fuori, disse “Gli unici posti disponibili per vedere la gara si trovano sulla collina di Fiesole”.
Didì, Di Stefano e Puskas, il trio d’attacco avversario, facevano paura e il tecnico viola Carniglia, cacciato proprio da Bernabeu dal Real pochi mesi prima, ammise: “Sarebbe una follia sperare in una vittoria”. Dalle 21:30, in un catino reso bollente dal tutto esaurito (quasi 60.000 i presenti), fu gara vera.
I gigliati, vestiti di rosso “fuoco”, attaccarono subito. Trascinata dal grande Montuori, affamato di vendetta, la Fiorentina si portò sul 2-0 grazie ad un assist dello stesso Miguel per Lojacono e ad un gol personale dopo uno scambio con Hamrin. Puskas accorciò su punizione. Nella ripresa successe di tutto. Horn non vide un rigore solare su Hamrin. Montuori, accecato dalla rabbia, falciò Zarraga davanti alla panchina spagnola, apriti cielo: rissa generale col capitano Chiappella protagonista nelle vesti di battitore... libero. Servì l’intervento della celere per ricominciare la gara. Prima della fine Horn non vide, incredibilmente, un'evidente respinta con le mani di Santamaria su un tiro di Petris, riscatenando il pandemonio generale.
Il Real Madrid inseguì il pari, ma contro quella Fiorentina anche i 12 in campo (cioè i pluricampioni continentali più l’arbitro) niente potettero, giustizia era stata fatta.
Per una notte la Fiorentina era campione d’Europa.
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