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L'intervista

Vlahovic: “Fiorentina, ti porto in Europa. Compromesso con Commisso? Mai dire mai”

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Le parole dell'attaccante serbo, intervistato in madrepatria: "Non mi accontento, voglio sempre di più". Poi parla di Prandelli

Redazione VN

Lunga intervista quella rilasciata due giorni fa a politika.rs da Dusan Vlahovic. A seguire vi proponiamo i passaggi più interessanti, partendo dal commento al record di reti segnate in Serie A nell'ultimo anno solare spartito con Cristiano Ronaldo: "Il successo nel calcio dipende sempre dalla testa. Posso dire che, quando si tratta di superare ostacoli sulla strada per il successo desiderato, si solito siamo noi stessi i nostri peggiori nemici. Per quanto riguarda i miei progetti, posso dire di essere riuscito in tutto ciò che mi ero prefissato fino ad ora. Tuttavia, appartengo a quel gruppo di persone che non sono mai soddisfatte della situazione attuale. Cerco sempre di più, è nella mia natura. Forse avrei potuto fare di più e meglio ma sicuramente significa molto per me aver raggiunto Ronaldo. Essere fianco a fianco con un calciatore così, oggi, è sicuramente un grande onore".

Su cosa sia più importante tra il talento naturale ed il lavoro: "La cosa più importante è il lavoro, è questo che mi guida. Non solo nel calcio ma anche nella vita. Credo che alla fine ogni grande sforzo ripaghi e dia sempre grandi risultati. Mi dico sempre che devo investire tre volte più impegno ed energia nella crescita per riuscire a stare bene alla fine. Alla fine tutto dipende da come lavori, da come ti comporti in allenamento e sul campo".

Sulla chiave che lo ha portato a diventare uno dei migliori attaccanti d'Europa tra quelli della sua età: "Non lo so, ho una grande motivazione quando corro in campo. Mi concentro solo sul lavoro perché so benissimo che sacrificio e concentrazione sul calcio sono i presupposti principali per il successo. Chi è determinato può e deve avere successo. La chiave del mio successo è stato il momento in cui ho capito che tutto dipende da me".

Sull'appoggio avuto dalla famiglia durante l'esperienza a Firenze: "La mia famiglia viene prima di tutto. Genitori e sorella. Sono molto legato alla mia famiglia. Il loro amore e ed il loro supporto significano molto per me. Nei momenti non facilissimi, quando tutto sarebbe potuto andare diversamente, quando ero completamente sopraffatto dalle emozioni, quando attraversavo i momenti più difficili, i miei migliori amici erano lì. Nei periodi complicati, soprattutto un giovane calciatore che si trova in un altro Paese, tutti hanno bisogno di persone che possano dare aiuto ad affinare determinate forze o a muoversi attraverso determinate aree problematiche. Non dimentico le persone che erano al mio fianco quando è stato difficile per me. Senza di loro, padre Miloš, madre Gordana e sorella Anđela, i nonni, tutto sarebbe stato sicuramente diverso e più difficile. Sono fortunato ad essere circondato da brave persone che mi danno sempre una bella energia".

Sul ruolo di Prandelli nella sua esplosione: "In quell'uomo sono raccolte tutte le migliori virtù umane. Ci sentiamo spesso. Naturalmente, non ci sono parole che possano descrivere la mia gratitudine a questo uomo meraviglioso. Un giorno venne, mi invitò a un incontro e mi disse che avrei avuto una possibilità. Ricordo bene le sue parole di sostegno, mi disse che qualunque cosa fosse successa lui sarebbe rimasto con me. Non ho segnato nelle prime cinque partite. È stato difficile, perché ci si aspetta sempre il gol dagli attaccanti. Dopo quelle partite mi ha dato ancora più supporto, mi ha designato come rigorista della squadra. A fine dicembre ho segnato un gol al Sassuolo, poi un altro, poi alla Juventus. È così che è iniziato tutto".

Sul provvisorio ritorno in Primavera prima dell'affermazione in prima squadra: "Non ho mai avuto questo problema, anche se alcune persone finora hanno avuto un'immagine sbagliata di me, credendomi prepotente o arrogante. Combatto sempre per me e per la mia squadra in campo. Forse le mie reazioni a volte sono esagerate, ma tutto quello che faccio, lo faccio al servizio della mia squadra per ottenere i migliori risultati possibili. Entro in ogni partita con molta emozione e fuori dal campo sono una persona completamente diversa. Non ho avuto problemi a 'scendere' in Primavera, è stato per il mio bene".

Sulle sue emozioni dopo il gol sbagliato in Inter-Fiorentina della passata stagione: "Siamo andati in vantaggio a San Siro (3-2, ndr), ho avuto l'opportunità di chiudere la gara e assicurare la vittoria alla Fiorentina. Ma è successo quello che meno speravo. Sono grato che tutto mi sia tornato in mente dopo. Ha rafforzato il mio carattere. Non sono mai caduto in un circolo vizioso. Ero sempre pronto ad affrontare tutti i problemi, pronto a lottare fino alla fine. Ma è stato il primo periodo difficile per me, perché le aspettative erano alte. Mi è capitato di perdere l'occasione. Dopodiché, quando ho preso il telefono tra le mani, ho visto che la situazione era grave. Le critiche erano accese sia sui social che sui media. In quel momento, mi sono seduto, determinato a fermare tutto. Mi sono detto: ok, mi sbagliavo, ma ora devo sistemare le cose. Ho spento il telefono e ho detto che avrei sistemato tutto. Da allora, ho iniziato a lavorare ancora più duramente".

Sulla pressione di essere uno dei calciatori più ricercati in Europa: "Discuto di tutto con i miei genitori e i miei manager. Ho una grande stagione alle spalle, sono consapevole di aver fatto un serio passo avanti nella mia carriera. La Fiorentina non è un piccolo club, ma una grande squadra in Italia, che ha una tradizione, tifosi, giocatori. Fin da giovane mi sono abituato al Paese che mi ha accolto a braccia aperte. Volevo affermarmi qua confermando la stagione passata e conquistando la qualificazione in Europa".

Sul suo futuro: "L'ho affermato più volte finora. Qui a Firenze si sta facendo una bella storia di calcio. Abbiamo una buona squadra, grandi calciatori, un grande sostegno da parte dei tifosi. Tutto merita rispetto. Solo Dio sa cosa accadrà nel prossimo periodo. Il mio desiderio è quello di portare la Fiorentina in Europa, perché siamo fuori molto tempo. Poi non so cosa potrò succedere, vedremo".

Sul rapporto con Commisso: "Mr. Commisso è soprattutto un uomo serio e un grande Presidente che sa quello che vuole in ogni momento. E' molto ambizioso in qualunque cosa faccia. Ovviamente non ho nulla contro la sua volontà, fa tutto parte del lavoro. Non mi tiro mai indietro, non è nel mio carattere. Inseguo sempre gli standard più elevati in tutto. Se è possibile un compromesso con il presidente? Mai dire mai. Ma attualmente sono concentrato su nuove vittori".

Sugli obiettivi per l'anno nuovo: "Voglio che il 2022 sia migliore del precedente. Voglio segnare di più e diventare il migliore, voglio anche che la Fiorentina sia costantemente ai vertici del calcio italiano".

Se è vero che il figlio del presidente della Serbia è il suo manager: "Questa è una sciocchezza. Non guarderei indietro a storie che non sono vere".

Sui consigli ricevuti dai grandi campioni: "Ho parlato molto con Frank Ribery. I suoi consigli mi hanno aiutato molto, soprattutto nei momenti più difficili. Abbiamo parlato per ore, mi ha spinto in allenamento quando stavo attraversando un momento difficile. Continuava a dirmi che ero un buon giocatore, che dovevo allenarmi, che i miei cinque minuti sarebbero arrivati. Tre anni fa, mi ha detto: "Dusan, ora hai 19 anni e io 37. Non lasciare che un giorno tu debba guardarti indietro pentendoti per qualcosa che avresti dovuto fare. Il tempo nel calcio vola. Non permettere a te stesso di non allenarti, di non comportarti come un professionista. Afferra ogni momento, perché poi sarà troppo tardi". Onestamente, mi vergognavo di non essere più forte di un uomo che ha il doppio della mia età. Perché è un grande nome, un gigante del calcio. Quei consigli sono stati una grande scuola per me".

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