gazzanet

Tra timore e desiderio: Sousa e Rossi, come un padre con il figlio…

Sousa sta gestendo Rossi che, dal suo canto, avrebbe voglia di giocare ed essere protagonista. Contro il Lech Poznan...

Stefano Rossi

"Ci vuole calma e sangue freddo". Chissà quante volte se l'è sentito dire Giuseppe Rossi nel corso della sua carriera. Una continua corsa ad ostacoli sempre superati con sudore e passione per il calcio. Tanta passione. E proprio questo è stato il fattore determinante che gli ha permesso di superare tutte le difficoltà incontrate. La fatidica frase, con tono baritonale e mimica di chi la sa lunga, l'avrà ripetuta anche Sousa al suo fenomeno più di una volta. Il portoghese, fino ad oggi, ha mandato in campo da titolare Pepito contro Genoa, Carpi e Belenenses. Sulla carta tre tra gli impegni più abbordabili di questo primo scorcio di stagione e non è un caso che sia andata così.

Il percorso di recupero totale di Giuseppe è a buon punto ma non è del tutto ultimato come ha detto il tecnico in sala stampa (Clicca qui). Sousa si trova davanti un ragazzo che sente di essere guarito e che non è contento di scendere in campo col contagocce. E' legittimo e un bene che sia così perché da che calcio è calcio nessuno vuole stare in panchina, figuriamoci un fuoriclasse. La gara contro il Lech Poznan è quella meno affascinante di questa settimana - arriva dopo Napoli e precede la sfida contro la Roma - ma potrebbe essere una tappa per Pepito per mettere ancora minuti nelle gambe.

Tra Sousa e Rossi c'è un ottimo rapporto, il portoghese si sta comportando come un padre che ha il timore di togliere le rotelle alla bicicletta del figlio piccolo. La paura che possa cadere e farsi male è tanta ma prima o poi quel momento arriva. Serve del tempo, qualche pedalata fatta con sicurezza e poi i sostegni verranno tolti. Giuseppe ne ha superate di peggiori e soprattutto, rispetto ad un bambino qualsiasi ha pure il vantaggio di saper già giocare e vincere le partite con una giocata. E non è poco...