L'Europa dipende da Roma e Lazio. Ma finché l’aritmetica non condanna, la Fiorentina ha il dovere di provarci.
Il presente dice nono posto. La Fiorentina si aggrappa a quel filo sottile che la matematica ancora concede per coltivare un’idea d’Europa sempre più flebile. Due vittorie, obbligate, contro Napoli e Udinese, per tenere viva una speranza che non dipende più solo dai risultati dei viola. Serve un incastro quasi perfetto: ad esempio, che la Roma non vada oltre due pareggi, e che la Lazio inciampi almeno una volta. I calcoli si moltiplicano, le percentuali crollano, ma finché l’aritmetica non condanna, la Fiorentina ha il dovere di provarci.
Un finale al cardiopalma, mentre già si cominciano a tirare le prime somme. La recente estensione del contratto di Raffaele Palladino con il Monza fino al 2027 è solo uno dei tasselli che ridisegnano lo scacchiere del futuro. E anche a Firenze, a bocce ferme, arriverà il momento della tanto evocata “analisi profonda”, per usare le parole del direttore sportivo Daniele Pradè. Un confronto inevitabile, che dovrà abbracciare tutti gli ambiti: risultati, prospettive, gestione dello spogliatoio, mercato.