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Senza big, non c’è Fiorentina. Il caso cambi non è isolato: numeri preoccupanti

Senza big, non c’è Fiorentina. Il caso cambi non è isolato: numeri preoccupanti - immagine 1
L'eliminazione dalla Conference e l'analisi del caso-cambi accennato da Palladino
Redazione VN

Come chiesto dalla curva: guerriera, ma imperfetta. La Fiorentina che ha salutato la Conference League giovedì notte ha mostrato tutto il suo doppio volto: combattiva ma lontana dalla versione brillante che, fino a inizio maggio, era riuscita a battere quasi tutte le big della Serie A e a tenere il passo della zona Champions.

Un’eliminazione che pesa, figlia di una condizione non ottimale. Come uno studente diligente che, arrivato all’esame più importante, non riesce a rendere al meglio. Colpa della forma fisica? Della pressione? O magari di un equilibrio tattico saltato con l’assenza di Cataldi, l’unico regista senza un vero sostituto in rosa? Forse un po’ di tutto questo. Ma più di ogni altra cosa, è mancata la leadership tecnica e mentale dei big, coloro che in una semifinale europea avrebbero dovuto spostare gli equilibri.


Cinque nomi su tutti: Kean, Gudmundsson, Dodo, Fagioli e Adli. Tutti arrivati all’appuntamento con il Betis in condizioni fisiche o mentali non ideali. Kean è apparso nervoso e poco lucido, forse ancora scosso dagli eventi della settimana. Gudmundsson e Adli in netto calo di forma, Dodo rientrato troppo in fretta, Fagioli visibilmente distratto e poco centrato, fino a chiudere con un’uscita polemica evitabile.

A peggiorare la serata ci hanno pensato le seconde linee. A parte Richardson, l’impatto dalla panchina è stato nullo. Un’occasione mancata su cui Palladino non ha nascosto la delusione: "Mi aspettavo di più da chi è entrato", ha detto a fine partita. Parole che hanno colpito in particolare Beltran e soprattutto Zaniolo, che in 15 minuti in campo non è riuscito nemmeno a toccare un pallone.

Ma non è un caso isolato. La difficoltà delle riserve a incidere è una costante di questa stagione. I numeri parlano chiaro: appena cinque gol da subentrati in tutto il campionato, distribuiti su tre partite. E solo due, entrambi su rigore contro la Lazio, hanno realmente portato punti in classifica. Troppo poco per una squadra che ambiva a grandi traguardi. Lo scrive La Nazione.