Oggi Pepito vive negli Stati Uniti, dove guida i giovani del suo campus calcistico nel New Jersey. Un ritorno alle origini, in un certo senso, perché proprio da lì - da Clifton, la cittadina americana in cui è cresciuto - partì a soli 12 anni per tentare l’avventura italiana con il Parma.

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Pepito si racconta: “Non ho mai voluto che un medico decidesse per me”
“Ogni estate partivamo per l’Italia. Fraine e Acquaviva erano il mio mondo, il mio sogno di libertà”, racconta con nostalgia. “Giocare ore sul campetto in cemento, la sera in piazza con la musica e il pallone. Un altro pianeta rispetto all’America dove vivevo”.
Un amore, quello per l’Italia, che lo ha portato lontano da casa molto presto. A Parma ci arrivò grazie a una scuola calcio estiva a Tabiano Terme. Fu notato da un osservatore e prese vita un'avventura difficile quanto affascinante.
“Dentro di me non volevo andare, ma non volevo deludere mio padre. Fu durissimo, piangevo tutte le sere. Mi sentivo solo, faticavo con la lingua e la scuola. Ma in campo stavo bene, lì respiravo”.
Dalla Serie A alla Premier League il passo fu breve ma clamoroso: a 17 anni lo cercò il Manchester United. Firma, allenamenti con la prima squadra e il primo incontro con Sir Alex Ferguson, che Rossi descrive come una figura paterna “austera ma affettuosa, un leader capace di crescere uomini, non solo calciatori”.
Il ricordo dell’intensità degli allenamenti a Manchester è vivido:
“Era un altro sport. Velocità e aggressività mostruose. Dovevi sapere già cosa fare prima che la palla ti arrivasse, o ti facevano volare.Ed è proprio in quel contesto che Roy Keane, nella sua autobiografia, racconta di un alterco in allenamento con un giovane italiano… era Pepito. Non ricordo nemmeno l’episodio, evidentemente ero in trance agonistica. La mia determinazione a fare carriera era totale”.
Tra i momenti più intensi della sua vita, anche l’addio al padre, avvenuto nel 2010:
“Avevo 23 anni ma ero pronto. Mio padre mi aveva insegnato tutto. La sofferenza dell’adolescenza mi ha preparato a resistere. È stata quella forza che mi ha permesso di superare i momenti peggiori”.
E infine, il congedo dal calcio. Dopo infortuni pesanti, due Mondiali persi e una carriera sempre in salita, Rossi ha salutato il pallone giocato a 36 anni, con una breve parentesi alla SPAL:
“Non ho mai voluto che un medico o un dirigente decidesse per me. Sarei stato io a dire basta. E così è stato”.
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