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L’esperto: “Togliere il defibrillatore? Raro. Chi si prende la responsabilità?”

Edoardo Bove
Il cardiologo dice la sua su il caso di Edoardo Bove
Redazione VN

Cosa farà adesso Edoardo Bove? Per avere più chiarezza, la Gazzetta dello Sport ha intervistato Daniele Andreini, cardiologo al Galeazzi di Milano. Ecco le sue parole:

Il defibrillatore sottocutaneo: rispetto a quello tradizionale non arriva al cuore attraverso le vene ma ha l'elettrodo nel tessuto, vicino all'organo. Perché questo e non un defibrillatore classico? Per l'età del giocatore. Sui giovani, destinati a portarlo a lungo, i fa generalmente questa scelta perché non entrando nel cuore comporta meno rischi di infezione con potenziali complicanze anche mortali. Ma facciamo chiarezza su un altro punto: sento parlare di defibrillatore rimovibile, ma questo non è un loop recorder, che si tiene per un periodo che di solito va dai sei mesi a un paio d'anni per monitorare le aritmie: il defibrillatore di Edoardo Bove generalmente non si toglie, a meno che - ma è rarissimo - la patologia non si risolva. Tutto nasce da un equivoco, la teoria secondo cui in Italia non si gioca se si ha un defibrillatore. lo direi che in Italia non si gioca se si ha una patologia cardiaca tale da prevedere un defibrillatore.E se il giocatore non dovesse più avere episodi? È estremamente improbabile che un cardiologo si prenda la responsabilità medico-legale di togliere un defibrillatore a un soggetto che ha già avuto un arresto cardiaco, sarebbe come dire tolgo la terapia salva-vita a qualcuno che ha un tumore


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