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La Cassazione sul caso Astori: “Con gli esami necessari si sarebbe potuto salvare”

Redazione VN
La Cassazione si è espressa sul caso Astori

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a un anno di reclusione per l’ex direttore sanitario di Medicina dello Sport dell’ospedale di Careggi, Giorgio Galanti, ritenuto responsabile di omicidio colposo per la morte di Davide Astori. Secondo i giudici, se il professore avesse prescritto gli esami adeguati, in particolare una risonanza magnetica con mezzo di contrasto, la cardiomiopatia aritmogena che affliggeva il capitano della Fiorentina sarebbe stata diagnosticata e il decesso, avvenuto il 4 marzo 2018 a Udine per fibrillazione ventricolare maligna, avrebbe potuto essere evitato o quantomeno posticipato.

La Suprema Corte ha giudicato «infondato» il ricorso della difesa, che contestava l’incertezza del nesso causale, ribadendo invece la correttezza del percorso seguito dai giudici d’appello di Firenze. Nella motivazione si sottolinea come al momento degli esami eseguiti dal dottor Galanti la malattia fosse già rilevabile con le tecniche diagnostiche disponibili e come ciò fosse stato riconosciuto dallo stesso medico durante il processo. I giudici hanno inoltre rimarcato che le alterazioni del ritmo cardiaco registrate già nel 2014, 2016 e 2017 avrebbero dovuto indurre ad approfondire con indagini mirate come holter cardiaco e risonanza magnetica.

Nonostante questi segnali, Galanti rilasciò comunque ad Astori i certificati di idoneità sportiva nel 2016 e nel 2017, senza disporre ulteriori accertamenti. Tale condotta, secondo la Cassazione, rappresenta un allontanamento ingiustificato dalle linee guida e dalle buone pratiche cliniche in materia di medicina sportiva. L’omissione di controlli accurati su un atleta sottoposto a sforzi intensi come un calciatore professionista è stata ritenuta determinante nel mancato riconoscimento della patologia che portò alla morte improvvisa del giocatore. Lo riporta il Corriere Fiorentino.