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Il tifoso: “Nel ’71 ci salvammo all’ultimo. La fede viola non si spegne mai”

Redazione VN
La storia di Ermanno Ferrini, supertifoso viola: dai ricordi dello scudetto alla salvezza del ’71, tra fede incrollabile e amore eterno per la Fiorentina

C’è una generazione di tifosi viola che non ha mai smesso di credere, nemmeno davanti alle retrocessioni, agli anni bui o alle salvezze strappate all’ultima giornata. Uno di questi è Ermanno Ferrini, scrittore, docente in pensione e supertifoso della Fiorentina da una vita. La sua memoria corre indietro fino agli anni ’50: una prima partita vista da bambino, mano nella mano con il babbo, proprio nell’anno dello scudetto della banda di Segato, Magnini, Virgili e Montuori. Da allora, mai un passo indietro.

«Sono cresciuto con una Fiorentina che per noi era tutto — racconta —. C’era una passione genuina, quasi ingenua, ma totale. Oggi c’è più rumore, più distrazione. Ma il cuore viola resta quello.»

La notte del ’71: la salvezza più sofferta

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Di patimenti, Ferrini ne ha visti molti. Uno gli è rimasto scolpito addosso: la trasferta di Torino nel 1971, ultima giornata di campionato. «Ci presentammo lì sapendo che non avevamo scelta: bisognava salvarsi. Punto. Partimmo in treno, una notte lunghissima. Nessuno dormiva: chi fumava, chi sgranava il rosario, chi ripeteva la formazione come fosse un mantra.»

La Fiorentina, alla fine, ci riuscì: una salvezza strappata “con le unghie e con la fede”, come la definisce lui stesso.«Rientrammo a Firenze esausti ma felici. Un viaggio infinito. Nessuno ci fece entrare nell’albergo dove alloggiava la squadra… ma eravamo comunque parte di quella battaglia.»

“Oggi soffriamo, ma possiamo farcela”

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Allo stato attuale delle cose, Ferrini non si nasconde: la squadra sta faticando, la classifica fa paura.«Non voglio mollare — dice — e non dobbiamo farlo nemmeno noi tifosi. La Fiorentina ha attraversato momenti peggiori e ne è sempre uscita.»

E sulla difficoltà di questa stagione ha un’idea chiara:«Serve una scossa. Chi scende in campo deve capire che porta addosso una storia più grande di lui. A Firenze non si gioca solo per tre punti: si gioca per un popolo.»

La fede viola come appartenenza

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Dentro ogni aneddoto di Ferrini c’è un gesto semplice ma enorme: una sciarpa viola sempre in borsa, da settant’anni.«L’ho portata ovunque, anche dove non si poteva. La Fiorentina è parte della mia identità. E anche se si soffre… be’, siamo nati per patire, ma insieme possiamo farcela.»

Un messaggio che sa di passato, ma che parla al presente: la Fiorentina ha bisogno dei suoi tifosi. E i tifosi hanno bisogno di continuare a credere.