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GERMOGLI PH: 22 NOVEMBRE 2025 FIRENZE STADIO ARTEMIO FRANCHI CAMPIONATO SERIE A FIORENTINA VS JUVENTUS NELLA FOTO TIFOSI
C’è una generazione di tifosi viola che non ha mai smesso di credere, nemmeno davanti alle retrocessioni, agli anni bui o alle salvezze strappate all’ultima giornata. Uno di questi è Ermanno Ferrini, scrittore, docente in pensione e supertifoso della Fiorentina da una vita. La sua memoria corre indietro fino agli anni ’50: una prima partita vista da bambino, mano nella mano con il babbo, proprio nell’anno dello scudetto della banda di Segato, Magnini, Virgili e Montuori. Da allora, mai un passo indietro.
«Sono cresciuto con una Fiorentina che per noi era tutto — racconta —. C’era una passione genuina, quasi ingenua, ma totale. Oggi c’è più rumore, più distrazione. Ma il cuore viola resta quello.»
Di patimenti, Ferrini ne ha visti molti. Uno gli è rimasto scolpito addosso: la trasferta di Torino nel 1971, ultima giornata di campionato. «Ci presentammo lì sapendo che non avevamo scelta: bisognava salvarsi. Punto. Partimmo in treno, una notte lunghissima. Nessuno dormiva: chi fumava, chi sgranava il rosario, chi ripeteva la formazione come fosse un mantra.»
La Fiorentina, alla fine, ci riuscì: una salvezza strappata “con le unghie e con la fede”, come la definisce lui stesso.«Rientrammo a Firenze esausti ma felici. Un viaggio infinito. Nessuno ci fece entrare nell’albergo dove alloggiava la squadra… ma eravamo comunque parte di quella battaglia.»
Allo stato attuale delle cose, Ferrini non si nasconde: la squadra sta faticando, la classifica fa paura.«Non voglio mollare — dice — e non dobbiamo farlo nemmeno noi tifosi. La Fiorentina ha attraversato momenti peggiori e ne è sempre uscita.»
E sulla difficoltà di questa stagione ha un’idea chiara:«Serve una scossa. Chi scende in campo deve capire che porta addosso una storia più grande di lui. A Firenze non si gioca solo per tre punti: si gioca per un popolo.»
Dentro ogni aneddoto di Ferrini c’è un gesto semplice ma enorme: una sciarpa viola sempre in borsa, da settant’anni.«L’ho portata ovunque, anche dove non si poteva. La Fiorentina è parte della mia identità. E anche se si soffre… be’, siamo nati per patire, ma insieme possiamo farcela.»
Un messaggio che sa di passato, ma che parla al presente: la Fiorentina ha bisogno dei suoi tifosi. E i tifosi hanno bisogno di continuare a credere.
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