Genova è stata la culla del talento di Albert Gudmundsson, e non solo sul piano numerico: con la maglia del Genoa l’islandese ha vissuto le sue stagioni migliori, mettendo insieme 87 presenze e 31 gol in due anni e mezzo. Ma più che i numeri, a fare la differenza sono state le qualità mostrate sul campo: lampi di classe, giocate nello stretto, assist in verticale e una sana sfacciataggine tipica di chi conosce il proprio valore. Il giovane attaccante era già finito nel mirino di diversi top club, Inter inclusa, prima di essere acquistato dalla Fiorentina, dimostrando quanto il suo talento fosse ambito e riconosciuto.

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Gudmundsson e quel rapporto mai sbocciato con Pioli e Palladino. Adesso?
Il passaggio a Firenze, però, non ha ancora permesso a Gudmundsson di esprimersi pienamente. Le caratteristiche del gioco viola, gli infortuni e un rapporto mai decollato con gli allenatori Palladino e Pioli hanno limitato le sue prestazioni, facendo vedere solo in filigrana il potenziale che aveva mostrato in Liguria. Ora, sotto la guida di Paolo Vanoli, l’attaccante ha l’occasione di rilanciarsi e di ritrovare quella brillantezza che lo aveva reso protagonista al Genoa.
Dopo essere rientrato dall’Islanda, dove ha partecipato al processo che lo vede imputato per cattiva condotta sessuale, Gudmundsson sarà subito chiamato in causa da Vanoli. Il tecnico lo considera uno dei punti chiave della rinascita della Fiorentina, con la missione non solo di contribuire sul campo, ma anche di far rifiorire il suo talento, riportando in luce quel giocatore capace di illuminare le partite con giocate imprevedibili e decisive. Lo scrive Repubblica Firenze.
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