Giovanni Galli sa bene cosa significhi lottare per la salvezza con la maglia viola. L’ex portiere, oggi opinionista, rievoca, in un'intervista al Corriere della Sera, la sofferta stagione 1977-78 - tre allenatori e permanenza conquistata all’ultima giornata - per spiegare il momento della Fiorentina: «Chiappella ci salvò portando serenità e leggerezza. Pretendeva professionalità, ma non massacrava chi sbagliava. Vanoli, invece, carica un ambiente già stressato e paralizzato dalla paura. Non è la medicina giusta: in certi momenti bisogna stemperare, non alimentare il fuoco».

Corriere della Sera
Galli: “Galliani, Moggi, Sabatini: alla Fiorentina serve un uomo così”
Dai 90 milioni spesi alla crisi senza fine
—Galli fatica a spiegare come una squadra costruita con 90 milioni e data da molti in lotta per la Champions sia oggi ultima in classifica: «Ero convinto anch’io che la Fiorentina potesse arrivare a 70 punti. L’ingaggio di Pioli, tecnico esperto e reduce dallo scudetto al Milan, ha inconsciamente rilassato i dirigenti. Dopo due allenatori giovani come Italiano e Palladino, qualcuno ha pensato di poter abbassare la guardia. Una società non può permetterselo, mai».
Secondo Galli, Pioli è diventato il parafulmine di un gruppo privo di veri leader: «Noi avevamo Galdiolo e guerrieri come Tendi. Il calcio cambia, ma le regole di uno spogliatoio restano identiche».
Commisso lontano, mancano figure di riferimento
—L’assenza del presidente Commisso pesa enormemente: «Ci sono troppe parole a vuoto e pochi fatti. Un leader non parla sui social, ma davanti ai compagni, dando l’esempio. E poi certi teatrini…».
Il riferimento è al caos sul rigore contro il Sassuolo: «Mandragora doveva lasciare a Kean. Moise ha bisogno del gol e in economia di squadra pesa più lui. Quel rigore poteva cambiargli la partita».
Galli contesta anche la versione di Vanoli sul mancato tiro di Gudmundsson: «Ha sbagliato. Gud ha tirato rigori pesantissimi, è difficile credere che non se la sentisse».
De Gea “sconfitto in partenza”, difesa senza guida
—Da ex portiere di livello mondiale, Galli è duro sugli errori di De Gea: «La partita non la gioca, la subisce. Sembra sconfitto ancora prima di iniziare, non va bene per uno con la sua esperienza».
La difesa, la peggiore della Serie A, per Galli è vittima della mancanza di personalità: «Pablo Marì è stato un buon giocatore, ma non ha la leadership per guidare il reparto».
Kean, tra sfortuna e ruolo sbagliato
—Su Moise Kean, Galli difende l’impegno: «Ha preso tre pali, ci mette sempre tutto. L’anno scorso, con Palladino, liberava l’istinto. Quest’anno deve restare dentro lo spartito, e non funziona. In Nazionale c’è Retegui che lavora per lui; qui nell’area c’è Piccoli. Kean deve avere libertà, come Batistuta che pretendeva tutto il fronte offensivo».
Serve un dirigente forte: “Uno come Galliani, Moggi o Sabatini”
—L’ex dirigente viola individua la priorità assoluta: «Serve un uomo forte che metta in riga il gruppo. Un Galliani, un Moggi, un Sabatini. Le colpe della società ci sono, ma la struttura dirigenziale era la stessa dell’anno scorso quando la Fiorentina arrivò sesta. Ora però c’è un’emergenza e manca la guida del presidente. Serve una figura di personalità che sappia dialogare con squadra e allenatore».
Lo spogliatoio deve parlarsi: “Dirsi tutto, anche le cose sgradevoli”
—In attesa di una soluzione strutturale, Galli chiude con un messaggio diretto: «Vanoli deve chiamare la squadra alle proprie responsabilità. E i giocatori, nel chiuso dello spogliatoio, devono dirsi tutto, anche le cose sgradevoli. Solo superando malintesi e antipatie si può trovare la forza di fare una corsa in più per il compagno. Altrimenti sarà sempre più dura».
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