Le parole dell'ex estremo difensore gigliato.
L'ex portiere della Fiorentina Sebastien Frey ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport. Ecco alcuni passaggi del testo.
Sul buddismo e Baggio
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"Ho abbracciato il buddismo quasi vent'anni fa, dopo l'infortunio peggiore mai avuto: 10 gennaio 2006, Juve-Fiorentina 4-1, un'entrata assurda di Zalayeta. Non si è mai scusato. E due anni dopo s'è infortunato anche lui. Karma. Il buddismo insegna anche questo. Baggio? Ero in ritiro a Folgaria e lo chiamai. Avevamo giocato insieme all'Inter nel 1998-99. Lui era già Roby, io un diciottenne dai capelli biondo platino che anni prima aveva detto no alla Juve. Gli chiesi come avesse fatto a uscire dall'incubo infortuni e mi parlò del buddismo. Una svolta".
Sulla malattia
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"Nel 2019 ebbi tosse, raffreddore, febbre e la paralisi alle gambe. Scrissi un testamento in caso di morte. Per un mese non sono riuscito a camminare, poi il corpo ha creato degli anticorpi. É stato il periodo peggiore della mia vita. Chiuso in un ospedale in terapia intensiva, in un letto minuscolo. La famiglia e la fede mi hanno alutato, come il destino: nel 2016 ho scampato l'attentato sulla Promena-de des Anglais a Nizza per un ritardo del volo...".
Su cosa ha rappresentato la Fiorentina per lui
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"La consacrazione. Li sono stato uno dei portieri più forti del mondo. I fiorentini hanno capito subito che fossi un leader di personalità. Non eravamo la squadra più forte, ma il gruppo migliore sì. Ogni settimana andavamo a cena insieme, facevamo gruppo, stavamo bene. Se chiudo gli occhi ricordo gli amici, Toni, Mutu e gli altri, non una parata. Tutte cose che nel calcio di oggi sono quasi scomparse. Colpa di quei maledetti telefonini: i giocatori pensano solo a messaggiare".