Ora, qualcuno dirà che stiamo giustificando la coreografia. Non è così. L’intento è solo di evitare moralismi eccessivi. Del resto, gli stadi non sono il luogo ideale per insegnare il bon ton. A chi non è capitato, per esempio, di portare il proprio figlio per la prima volta allo stadio e trovarsi a dover rispondere a domande imbarazzanti? “Papà, perché quel signore sta urlando 'devi morire' a quel giocatore a terra infortunato?” La risposta può essere un po' imbarazzante: “Beh, Giacomino, non è che lo vuole davvero morto. Guarda la partita, va’.” Poi, però, è sempre meglio aggiungere: “Tu queste cose non le dire mai, sono parole brutte e sbagliate.”
Ma basta con la sociologia spicciola. Quel che rimane sono i ricordi e le emozioni legate a quelle coreografie. E, in fondo, quello che ci dispiace davvero è che la società sia stata multata. In altri casi simili non è successo nulla. La Fiorentina, in tutta questa vicenda, ha ben poco da rimproverarsi.
Il calcio, si sa, è strano. Paradossalmente, dopo quel tre a zero con Vlahovic in panchina, Nico non pervenuto, Kean a seminare il panico e Fagioli a disegnare il calcio, ci sarebbe solo da esporre uno striscione con la scritta "Grazie Juve. Punto."
Ma oggi, invece, avremo l’occasione di rivivere un pomeriggio di ricordi al Franchi, in occasione del Pepito Day. Batigol, Borja, Joaquin e tanti altri eroi che hanno fatto la storia. Ma, soprattutto, Giuseppe Rossi: un talento splendido e sfortunato, protagonista di un memorabile giorno di ottobre che ci fece impazzire. Grazie Pepito, per il tuo calcio sublime e per aver condiviso con noi un pezzo di strada che non dimenticheremo mai.
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