La Fiorentina vive un paradosso doloroso: due dei suoi giocatori più rappresentativi, David De Gea e Moise Kean — premiati pochi mesi fa con ricchi rinnovi e considerati colonne portanti — sono oggi tra le principali zavorre che trascinano la squadra verso il basso. Rispetto alla scorsa stagione, quando i due furono determinanti nelle fortune dell’allora squadra di Palladino, il loro rendimento è crollato in modo inatteso e preoccupante, contribuendo alla fragilità di un gruppo che fatica a trovare un appiglio per risalire.

La Nazione
Da Kean a De Gea, Nazione: “Non più colonne portanti ma zavorre inattese”
Il caso più grave è quello di De Gea, protagonista di una serie di errori clamorosi: le recenti papere contro il Sassuolo sono solo l’ultimo episodio di una regressione iniziata già alla prima giornata. I dati confermano il crollo del portiere spagnolo: il suo PSxG, positivo l’anno scorso dopo 14 giornate (+2,1), è precipitato a –2,3, terzultimo in Serie A. Non va meglio a Kean, passato dai ritmi da vice-capocannoniere della passata stagione — un gol ogni 90 minuti — all’attuale miseria di due reti e una media realizzativa crollata a un gol ogni 629 minuti. Un abisso statistico aggravato da comportamenti nervosi, come la scena del rigore al Mapei e lo scontro con Mandragora.
Questo doppio tracollo, tecnico e caratteriale, rende la Fiorentina vulnerabile e priva di certezze nei ruoli chiave di portiere e centravanti. Eppure proprio da De Gea e Kean deve partire la rinascita: senza un portiere che ritrovi sicurezza e senza un attaccante capace di tornare decisivo, ogni speranza di risalire la classifica — e persino di garantirsi la salvezza — resterà un’illusione. Lo scrive la Nazione.
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