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Corriere Fiorentino

CorFio: “La Fiesole può prendersi il merito di aver fatto scappare Palladino”

contestazione Fiorentina
L'editoriale sul Corriere Fiorentino di Roberto De Ponti che analizza i temi più caldi emersi in casa Fiorentina
Redazione VN

Il giornalista Roberto De Ponti, ha commentato così la situazione in casa Fiorentina sulle colonne del Corriere Fiorentino:

C’è qualcosa di perverso, nell’atteggiamento che Firenze tiene verso se stessa, e di conseguenza verso il resto del mondo. La vicenda Palladino-Commisso-Pradè-Curva Fiesole è la rappresentazione plastica di una città, e in questo caso di una società sportiva e ancor più della sua tifoseria, che sembrano vivere in un altro tempo, quello in cui Fiorenza era il centro culturale e mercantile del mondo, quello del «Rinascimento», parola di cui la città, i politici, i commercianti di oggi fanno uso e abuso ma che rimanda, bisognerebbe rendersene conto prima o poi, a un passato remoto. Il divorzio lampo tra Raffaele Palladino e la Fiorentina è un divorzio dai contorni oscuri al quale tutti hanno cercato di dare una spiegazione plausibile ma del quale, a oggi, sappiamo ben poco, e ben poco ne sanno anche i diretti interessati. Il fondo della vicenda è il comunicato — che sfiora le minacce — firmato Curva Fiesole, dove «chi si mette contro questa Curva non può che avere le ore contate». La stessa curva che dopo la vittoria sull’Udinese ha rifiutato le maglie dei giocatori viola creando i presupposti — pare — per l’uscita di scena di Palladino, e forse di De Gea, e magari di Kean. Avrebbe avuto tante occasioni per contestare squadra e società, la Fiesole, e probabilmente ha scelto il momento meno adatto. Sesta in campionato, record di punti degli ultimi dieci anni, un posto in Europa. Volevano di più, gli ultras. Certo, la Fiorentina vale ben altri traguardi. Non ricordano, forse perché molti di loro non erano ancora nati, che l’ultimo scudetto risale a 56 anni fa. O che l’ultimo trofeo, la Coppa Italia, di anni ne ha fatti 24. E qui passiamo all’altro lato della medaglia: le lamentele di Rocco Commisso sul comportamento della Fiesole sono legittime, così come lo è il ricordare che ha preso una società sull’orlo della B e l’ha riportata stabilmente in Europa. È nel suo pieno diritto. Ma paga, la Fiorentina, l’aver grattato la pancia ai tifosi, al «popolo viola», quando c’erano da combattere altri nemici, su altri fronti. Gli ultras in generale sono così, volubili, cambiano idea a seconda dei risultati. E quando si sentono «traditi» si ribellano, ritenendosi parte attiva nella gestione di un club. Quantomeno nella scelta di un allenatore, di un direttore sportivo e di un direttore generale. Perché «la Fiorentina è questa curva». Punti di vista. Oggi la Fiesole può prendersi il «merito», se proprio vogliamo chiamarlo così, di aver fatto scappare Raffaele Palladino, l’allenatore più vincente dai tempi di Montella. Che poi sia andata davvero così è tutto da dimostrare. Ma anche Palladino, prima di dimettersi, avrebbe almeno dovuto parlare con Commisso prima che il presidente si esponesse definendolo suo figlio e difendendolo dalla curva. E oggi manca tanto Italiano, che un anno fa era diventato il bersaglio di tutta la tifoseria, quello che perdeva le finali. Ma Firenze è così, la fiorentinità, il Rinascimento, l’orgoglio, la diversità. Salvo non accorgersi che il mondo va avanti, anzi corre, e lei si volta sempre indietro.