La Fiorentina ha chiuso il riscatto di Albert Gudmundsson all’ultimo giorno utile, dando il colpo di scena finale a una trattativa che sembrava compromessa. Anche se non si tratta di un nuovo acquisto in senso stretto, l’operazione ha avuto il sapore del “botto” finale, paragonabile ai tradizionali fochi di San Giovanni. Il ds Daniele Pradè ha mostrato sangue freddo e abilità diplomatica, riuscendo a ottenere il giocatore a condizioni molto vantaggiose: circa 12 milioni di euro più 2 di bonus, per un totale di 20 milioni complessivi, cinque in meno rispetto ai 25 inizialmente previsti.


Corriere Fiorentino
CorFio: “Gudmundsson voleva rimanere. Alla fine ha avuto ragione Pradè”
Il riscatto è stato reso possibile anche dal cambio di proprietà del Genoa, che ha scelto di non onorare un vecchio gentlemen’s agreement, e dalla situazione giudiziaria ancora aperta che ha tenuto lontani altri club. Decisiva è stata la volontà dello stesso Gudmundsson, determinato a restare a Firenze e pronto a rilanciarsi dopo una stagione difficile, in parte condizionata da uno scarso feeling con l’ex allenatore Palladino. Il trequartista islandese ha firmato fino al 2029 con un ingaggio da 2,2 milioni a stagione, pronto a mettersi nuovamente in gioco per i tifosi viola e sotto la guida di Stefano Pioli, che ha accolto con entusiasmo la conferma del numero 10.
Nella stessa giornata di chiusura dei riscatti, la Fiorentina ha invece lasciato andare diversi giocatori in prestito come Adli, Colpani, Cataldi, Zaniolo, Folorunsho e Bove, con un costo complessivo per questi prestiti non trasformati in acquisti di circa 11 milioni di euro. I più onerosi sono stati Colpani e Zaniolo, che non hanno reso quanto sperato. Intanto, Pradè continua a lavorare per rinforzare la rosa secondo i desideri di Pioli, con Nicolò Rovella nel mirino per il centrocampo, anche se Lotito ha già fatto sapere di non essere disposto a cederlo. Ma come dimostra il caso Gudmundsson, nel mercato tutto può succedere. Lo scrive il Corriere Fiorentino.
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