Questa volta la situazione è molto diversa, ma il messaggio è altrettanto forte e chiaro: "Palladino è il mio allenatore". L’obiettivo è rafforzare il tecnico, dargli ulteriore serenità, la carica, quando restano quattro partite decisive (cinque con la finale). Il tutto mentre stava crescendo il partito del dubbio, attorno a un interrogativo, se volete, brutale ma legittimo: che succederebbe se Palladino non dovesse vincere la Conference e in campionato restasse fuori dall’Europa? La risposta è arrivata ieri con un comunicato di poche righe e una telefonata del presidente all’allenatore, direttamente dagli Usa. [...] Le perplessità sul reale valore dell’allenatore in realtà non sono mancate, ma forse erano da mettere in preventivo vista la giovane età, la pochissima esperienza in un ambiente tranquillo come Monza, le pressioni di una piazza come Firenze e la gestione di una squadra di alto livello. Gli errori ci sono stati, le incertezze pure, ma la crescita ora sta arrivando. Lenta, ma sta arrivando. Oggi la Fiorentina non è più legata soltanto alle parate di De Gea e ai gol di Kean, è cresciuta nell’identità e nella personalità. Tardi? Lo capiremo.
C’è chi avrebbe visto bene per il futuro un allenatore più maturo, in linea con le ambizioni della società, ma il ragionamento di Commisso può essere corretto. Dopo aver pagato l’Erasmus a un giovane e averlo fatto crescere, che senso avrebbe non continuare con lui? La fiducia in Palladino sembra tanta, forse maturata vedendolo lavorare tutti i giorni, analizzando le sue idee, parlando con i giocatori. La Fiorentina ha fatto un investimento e non si è pentita, all’interno della società qualcuno vede il nuovo Allegri. Auguri".
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