Sull'esperienza da allenatore al Milan
—"Berlusconi aveva la capacità di farti sentire in grado di conquistare il mondo. Subentrai a Mihajlovic e il piano era che avrei anche iniziato la stagione seguente. Girò male perché perdemmo ai supplementari per il gol di Morata la finale di Coppa Italia contro la Juve, pur giocando bene. Se avessimo vinto quella sera, la mia storia sarebbe stata diversa".
Su alcuni grandi allenatori: Ancelotti, Lippi, Prandelli, Capello
—"Ho imparato tanto. Come legge le partite Capello, nessuno. Prandelli preparava le gare in modo unico. Ancelotti ha tutte le componenti: tecnico, padre, amico, fratello, compagno. Lippi creava certezze, ti dava la consapevolezza di essere forte: ti chiedeva solo tre cose, ma dovevi farle bene".
Sul suo futuro
—"Ho tanto da trasmettere, da insegnare. Ma non in panchina: non allenerò più. Questo è un mondo in cui umanamente do troppo di più rispetto a quello che ricevo. Io ho dimostrato di essere bravo e me lo dico da solo proprio perché ho voltato pagina. Non ho più voglia di buttarmi in situazioni disperate. Pochi mesi fa c’era stata una possibilità in A e ho sentito un fuoco dentro incredibile. Ma non si è concretizzata. E mi sono concentrato sui ragazzi: io li amo, mi piace stare a contatto con i giovani. Faccio masterclass con il gruppo Pegaso. L’ultima era rivolta a studenti di Scienze motorie che vorrebbero entrare nello staff di una squadra di calcio».
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