Notte di Nations League in questo sabato segnato dalla sosta del campionato (GUARDA QUI RISULTATI E CLASSIFICHE DELLA NATIONS LEAGUE), notte di nazioni che si sfidano nel Vecchio Continente incrociando a loro volta la storia della Fiorentina e riesumando ricordi mai del tutto assopiti nelle menti dei tifosi viola. Come ad esempio in Serbia-Svezia, dove presente e passato della storia gigliata si intrecciano in un nostalgico viale dei ricordi nel quale vogliamo menzionare alcuni dei migliori epiteti di cui sono stati decorati molti giocatori che hanno indossato negli anni la maglia col giglio.
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Serbia-Svezia: dall’Uccellino al Drago, i soprannomi dei viola negli anni
In principio fu l’Uccellino
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Partendo dalla Svezia, partendo dal passato, non si può non citare un grandissimo che è entrato per sempre nella storia della Fiorentina: Kurt Hamrin. Lo svedese, che fa parte della Hall of Fame viola, è tuttora il calciatore che ha realizzato il maggior numero di reti, in partite ufficiali, con la maglia della Fiorentina, per la quale ha calcato il manto verde per nove anni, diventandone capitano e vincendo una Coppa delle Coppe, una Coppa Mitropa e due Coppe Italia. Il suo soprannome? L’Uccellino. Leggero, rapido nel dribbling, era però letale in area di rigore. Un Uccellino che tra l’altro ha deciso di stabilire il suo “nido” a Firenze anche a fine carriera, scegliendola come residenza.
Un Drago sotto la Cupola
Non solo augelli, ma anche esseri mitologici sono passati dalla città in riva all’Arno: come i draghi! E qui cambiamo sponda, parlando di Serbia. Nel recente passato infatti chi non si ricorda di Zdravko Kuzmanovic? Nato in Svizzera ma di origini bosniache, il Kuz è serbo ed ha indossato la maglia viola a partire da gennaio 2007, con Corvino che soffiò il classe ’87 al Palermo agli sgoccioli del mercato invernale. In maglia viola dal 2007 al 2009 ha collezionato 70 presenze e 3 gol in Serie A, ottenendo altri soprannomi oltre a quello di Drago (dovuto chiaramente al suo nome), come ad esempio l’Equilibratore, vista la sua capacità di dare ordine al centrocampo. E poi, chi può scordare il coro roboante proveniente dalla Fiesole, che come un fulmine a ciel sereno cantava dopo le stamburellate: “Kuz!”.
Uno svedese dallo Spazio
A metà anni ’90 la Fiorentina aveva bisogno di un centrocampista che andasse come un razzo, ed allora ecco che nel ’95 nel capoluogo toscano arrivò uno che sarebbe diventato un idolo per i tifosi viola: Stefan Schwarz. Costato ai gigliati 7 miliardi delle vecchie lire, lo svedese fu subito apprezzato per l’animo coriaceo, tanto che la curva gli dedicò subito il famoso e sonoro coro “Schwarz!” (da questo fu ripreso quello per Kuzmanovic). Il suo soprannome? Quello più originale, per la verità, gli fu assegnato ai tempi del Sunderland, nel 2000, quando il club inglese gli fece firmare una clausola che gli impediva di fare viaggi interstellari. Il campione, infatti, da tempo si era messo in testa che nel 2002 avrebbe investito i suoi soldi per partecipare a una missione nello spazio. Da lì in poi fu chiamato “Spaceman”.
Il Kakà dei Balcani
Non tutti se lo ricordano con piacere. Adem Ljajić è stato forse una delle delusioni più scottanti dell’ultimo decennio viola. Estroso, fantasioso, tecnica indiscussa, Ljajić poteva essere veramente un’arma in più per i gigliati, ma del triennio 2010-2013 purtroppo quello che si ricorda con maggior facilità dell’esperienza fiorentina del serbo è… la scazzottata con Delio Rossi. Carattere particolare quello del talento cresciuto nelle giovanili del Partizan, carattere che forse non ha fatto emergere tutta la sua classe nell’accarezzare e trattare il pallone. E proprio per le grandi aspettative che c’erano nei suoi confronti ecco l’epiteto che gli era stato affibbiato: il Kakà dei Balcani.
Il rettore di Torsby
Non solo calciatori nel nostro spunto dedicato ai soprannomi di svedesi e serbi passati dalla Firenze calcistica. Come tecnico, infatti, dal capoluogo toscano è transitato anche… un rettore. Si, stiamo parlando di Sven Goran Eriksson, storico mister legato al calcio del Bel Paese ed anche a quello della Fiorentina. Aspetto austero, accademico, impassibile e sarcastico a tratti, per questo e per via della città natale, lo svedese fu rinominato il Rettore di Torsby, con il popolo fiorentino che si ricorda bene il periodo di passaggio da Firenze del dottorale nordico nel biennio '87-'89. Con lui i viola arrancarono nel primo anno, per poi qualificarsi in Coppa Uefa nella stagione ’88-’89, al termine della quale, a causa di divergenze con la società riguardo alle proprie ambizioni ed alla “nostalgia” del Portogallo, il rettore tornò in forza al Benfica.
Il Serbian Falcao
Arrivando alla contemporaneità, infine, eccoci alla grande incognita della presente Fiorentina: Luka Jovic. Potenziale crack, attaccante mobile, duttile per le caratteristiche tecniche, il numero 7 della Fiorentina dopo l’esplosione con l’Eintracht Francoforte, fu addirittura soprannominato il "Serbian Falcao", in onore di Radamel Falcao, idolo di Luka, e simile per certi aspetti del proprio gioco all’attuale attaccante dei gigliati. Per ora sembrerebbe una lode troppo generosa dati il corrente rendimento del serbo e gli anni bui trascorsi a Madrid, ma attenzione: anche Vlahovic non iniziò subito a carburare, e l’auspicio è quello che, come affermò Ancelotti, Jovic possa diventare quel giocatore da almeno 15 gol in campionato, meritandosi di conseguenza il pesante appellativo di Serbian Falcao.
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