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Sconcerti: “Non ha senso parlare di calcio. Lo sport è una “vittima” come le altre, ma la salute è una sola per tutti”

Il "direttore" del giornalismo fiorentino si esprime in un momento in cui il calcio trova ben poco spazio

Redazione VN

Mario Sconcerti è intervenuto nel consueto filo diretto con gli ascoltatori del Pentasport, ai microfoni di Radio Bruno. Gli argomenti sfiorano solo marginalmente il mondo del calcio, come è inevitabile in questi giorni:

Come passo il tempo? Mi sono dato una serie di piccoli traguardi quotidiani, utilizzo questo tempo per fare cose che non sono mai riuscito a fare: ho addirittura comprato una playstation per giocare coi miei nipoti (ride n.d.r.). Il decreto mette la parola fine per il campionato? Ammetto di sentirmi ben guidato: si sono fatte le cose abbastanza in fretta, prendendo la faccenda seriamente fin da subito. Sono d'accordo con la decisione di chiudere tutto. Adesso non penserei al calcio, credo che possa cominciare le trattative del proprio mercato ed andare avanti così che non necessita di viaggi o spostamenti dei dirigenti. Per il campionato non dipende più da noi, dipende dall'Europa. Ad esempio non credo che l'Europeo di calcio possa essere fattibile, ci vuole un intervento deciso perché le nazioni ospitanti saranno 12, in pratica mezza Europa. Non si può pensare di mettere a repentaglio la salute di milioni di tifosi. Finché ci sarà un solo caso, il virus non sarà morto e giugno è troppo vicino per rischiare. Penserei piuttosto a soluzioni alternative, se dovesse saltare la rassegna continentale. Con il calendario libero potremmo anche pensare di recuperare le partite del campionato. Le polemiche sul ritardo nello stop? Il calcio si è dato dei poteri che non aveva, non c'entrava niente con le decisioni del governo a cui doveva necessariamente rimettersi. Lo sport è vittima come tutti glia altri, il calendario di salute pubblica può essere uno solo, unico per tutti. Il calcio ha cercato di illudersi Parlare di stadio con un architetto, magari lo stesso Casamonti? Il modello delle altre società, come Udinese e Atalanta, è quello di lunghe concessioni e il rifacimento degli impianti già esistenti. Firenze non può svendere un pezzo della città, deve essere venduto e pagato. Gli esperti servono a quantificare il prezzo che comunque ci deve essere. Chiesa? È un buon giocatore, ma ha avuto un anno di interruzione nella sua crescita. Quest'anno ho visto un cammino interrotto, parlarne continuamente fa male a lui e alla stessa Fiorentina.

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