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Ribery: “Vincere è il mio unico pensiero. Firenze come Marsiglia. Io, Chiesa e Castro…”

Altri passaggi dell'intervista di Ribery al Corriere Fiorentino

Redazione VN

Dopo le anticipazioni di stamattina, vi proponiamo altri passaggi dell'intervista di Franck Ribery al Corriere Fiorentino:

Firenze sarà la sua ultima tappa?

«Io sono venuto perché ho tanta fame, motivazione e magari per riuscire a vincere qualcosa in maglia viola».

Quanto ha inciso sulla sua scelta il fatto di tornare a una dimensione calcistica più a misura d’uomo dopo aver vissuto 12 anni in un super club come il Bayern? Qui è un po’ più simile a quando lei ha iniziato, o a Marsiglia...

«Quando sono arrivato, vedendo come è organizzato il club o le strutture, l’impressione è stata proprio di somiglianza con Marsiglia. Anche la mentalità della gente, dei tifosi, come la città vive la Fiorentina e pensa solo al calcio. Una città che vive per il football. E questo mi piace, mi dà una motivazione in più giocare per la gente. Vengono sempre allo stadio e sono sempre con noi. Ad aiutare e cantare. Senza di loro siamo niente. Siamo una famiglia e dobbiamo fare le cose tutti insieme. Quando giochiamo, quando esco dallo stadio e vedo la gente sono felice. E quando vinciamo non puoi neanche uscire a fare un giro perché è difficile. Certo quando vado in un ristorante e ci sono i tifosi è un po’ complicato ma a me va bene. Perché il mio lavoro lo faccio col cuore. Quando sono in campo voglio dare tout, dare tutto. La gente merita questa ricompensa alla fine della partita. Sono contento della mia scelta: la Fiorentina è un club speciale, ha una grande storia».

Tornando al campo. Il calcio italiano è molto tattico. Le piace?

«Sì è un’altra cosa. Ho giocato 12 anni in Bundesliga ed è tutto diverso. In Germania devi solo correre, dall’inizio al novantesimo e non importa quale sia il risultato in quel momento. Qua è differente, c’è più strategia, tattica, controllo, è un’altra mentalità. E per me è una cosa nuova».

Come si aiutano i giovani?

«Io parlo sempre con i compagni giovani. Mi piace perché loro mi ascoltano, mi vedono come lavoro prima e dopo l’allenamento. Ho vinto tutto nella mia vita e allora loro devono seguire l’esempio. Sono sempre positivo anche per loro. Però se perdo una partita mi arrabbio. Non mi piace. Devi pensare solo a vincere. Anche in allenamento, quando facciamo un piccolo torneo con tre squadre si deve vincere. È questa la mentalità che i giovani devono capire. Sono contento perché piano piano stiamo trovando la giusta sintonia. Quando parlo con ragazzi come Chiesa e Castrovilli vedo che mi ascoltano. E questo è importante perché io sono qui per aiutare, non per fare critiche. Stare in gruppo vuol dire questo, si va avanti insieme».

Raccontava prima che lei si arrabbia molto quando perde. Barone ha detto che dopo la sconfitta di Genoa lei è venuto qui ad allenarsi da solo di notte. È vero?

«Sì perché avevamo perso e perché ero arrabbiato. Volevo sfogarmi. E allora sono stato fino alle 4 e mezzo qui. Ho messo un po’ di musica, ho fatto la cyclette e un po’ di corsa e poi sono riuscito a dormire. Perché è così. Devi fare passare un messaggio alla squadra. Devi pensare solo a vincere, vincere, vincere. E non importa se non è possibile farlo sempre».

Questa Fiorentina dove può arrivare? C’è un obiettivo?

«Dobbiamo pensare solo partita dopo partita. E spero che alla fine faremo davvero una bella stagione. La Fiorentina è la Fiorentina, la pressione c’è sempre. Per questo è importante vincere. Anche per noi, è più bello quando c’è positività e abbiamo fiducia. Ma se le cose vanno male subentra la paura. Per quello voglio aiutare i giovani a non finire in una situazione difficile».

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