Ranieri, invece, ha trovato il gol, annullato per fuorigioco, ma al di là dell'episodio resta il più lineare della retroguardia viola. È il "bassista" della difesa, quello che magari non fa l’acuto, ma tiene sempre il tempo. Costante, silenzioso, prezioso.
Folorunsho è un’altra storia. Non vede quasi mai la linea laterale: nel senso che gioca ovunque, tranne che confinato su un binario. È un jolly, un “diversamente titolare” che può agire da quinto a destra, a sinistra o persino da mezzala. È il tipo di giocatore che ogni allenatore vorrebbe avere, perché sa sempre come essere utile.
Mandragora, ieri, ha fatto una partita da sette pieno. Un gol, un assist, e quella sensazione netta che stia vivendo il miglior momento della sua carriera. Era partito come predestinato, poi si era un po’ perso. Ora, però, sembra essersi ripreso tutto. È maturo, completo, anche un po’ malizioso: in mezzo al campo si fa sentire, pure in fase difensiva. Oggi, è uno dei migliori della Fiorentina.
Fagioli ha faticato di più. Il voto è un 5,5. Palladino fa bene a dargli spazio: dopo quello che ha passato, tenerlo agganciato al calcio giocato è fondamentale. Senza questa nuova tempesta alle spalle, sarebbe potuto essere anche il momento di Adli. Ma adesso, in questa volata finale, servono proprio le sue giocate. E un po’ di pazienza.
Parisi, invece, continua ad avere lo stesso difetto: le sue disattenzioni arrivano quasi sempre nello stesso modo. Il che fa pensare che il problema sia strutturale. Sembra che se viene coinvolto subito nei primi minuti, riesca a entrare bene in partita. Ma se parte male, allora rincorre il match per tutto il tempo. E spesso non lo prende più.
Gudmundsson ha deluso. La sensazione è che la squadra lo cerchi troppo poco, e lui finisca per sparire. Nel secondo tempo, è stato evanescente. Si è insistito molto sulle corsie, pochissimo per vie centrali. E per un giocatore come lui, è un peccato.
Infine, Kean. Ieri ha fatto tutto: pentole, coperchi e pure un paio di fuochi d’artificio. Ha lavorato tantissimo, e molti degli errori dei difensori del Celje sono nati dal terrore di averlo alle spalle. In Champions abbiamo visto tanti gol spettacolari, ma quello di Kean non sfigura affatto. Anzi: con questa fame e questa presenza, è un attaccante che può fare la differenza ovunque".
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