Sul ritrovarsi nuovamente come mostro in prima pagina
—"L'effetto non è sicuramente buono, è come essere ri-processati per una cosa su cui si è scontata una pena, come se non finisse mai. Entrambi i calciatori hanno fatto molti mesi di squalifica e successivo percorso di riabilitazione anche con esposizione in pubblico per raccontare la propria vicenda. Conto che Nicolò sia sufficientemente robusto e irrobustito dal lavoro fatto".
Sulla ludopatia e legami con il calcio
—"Ingenuamente da di fuori si può immaginare che il gioco d'azzardo attiri solo chi vuole arricchirsi o aumentare il proprio reddito. Molte persone iniziano per gioco e poi rimangono intrappolate dagli aspetti di attrattiva che ha il gioco d'azzardo stesso, cioè l'immediatezza del responso e la possibilità di scommettere su eventi fino all'ultimo momento. Questo coinvolge anche persone che non avrebbero persone di aumentare il proprio reddito come i calciatori, che rispetto ai loro coetanei sono più a rischio perché hanno tanto tempo libero, stanno spesso chiusi in casa per via della notorietà e molto spesso non hanno interessi oltre al pallone, unito alla noia e allo smartphone sempre connesso fanno il resto".
"È assolutamente incredibile che ragazzini che guadagnano e valgono milioni di euro non siano salvaguardati dalle società sportive. In altri paesi, come in Spagna o negli Stati Uniti, le società investono in figure che accompagnano il tempo dei ragazzini ventiquattro ore su ventiquattro. In Italia non è così, finito l'allenamento sono fatti tuoi. La vicenda attuale è solo la punta dell'iceberg, facendo finta che i calciatori abbiano lo stesso livello di rischio della popolazione generale, solo in Serie A avremmo oltre cinquanta scommettitori. Ma in realtà fra i calciatori la cosa è ancora più diffusa perché sono permeati dal mondo delle scommesse".
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