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Dodò: “Palladino ha cambiato il mio modo di giocare. Italiano ti entra in testa”

Dodò
Le parole di Dodò su Palladino e molti altri temi
Redazione VN

Dodò, terzino destro della Fiorentina, si è raccontato al format di DAZN "My Skills". Ecco le sue dichiarazioni:

Sulla carta su FC25

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"Me la sono portata a casa perché piace tanto a mio figlio. La porta sempre al parco per farla vedere agli altri bambini. È motivo di orgoglio. 59 di tiro? Loro stanno scherzando con me (ride, ndr), perché io tiro bene. Se trovo spazio nelle prossime partite tiro sicuramente in porta".

Sullo stato di forma

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"Ho lasciato tante cose dopo quell'infortunio di Udine, perché due giorni prima il CT della nazionale mi aveva chiamato per dirmi che mi avrebbe convocato. Ho parlato con la mia famiglia e gli ho detto subito che dovevo recuperare bene e veloce, lavorando tanto con il mio corpo. La mattina facevo tutto qui al Viola Park, ma poi anche tanto a casa. Portai dal Brasile il mio preparatore atletico per lavorare tutto il giorno. Io volevo tornare presto".


Sui brasiliani del passato nel suo ruolo

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"Di Cafu prenderei la parte difensiva, perché era fortissimo. Di Maicon la forza, perché quando tirava, anche dalla bandierina, faceva gol. E di Dani Alves la qualità, che entrava a giocare anche a centrocampo. Una classifica su di loro? Primo Cafu, perché ha vinto il Mondiale con la Nazionale, poi Dani Alves e ultimo Maicon".

Su Palladino

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"Mi ha fatto arrivare ad un livello di gioco che non mi aspetto di raggiungere così velocemente. Mi ha proprio detto: "Hai una forza e una corsa incredibile per arrivare sul fondo, ma prova anche a palleggiare con un centrocampista, a fare un passaggio corto e poi andare in profondità". Mi trovo benissimo".

Sugli allenatori avuti

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"Fonsenca l'ho avuto quando sono arrivato allo Shaktar. Mi ha aperto un mondo. Mi ha fatto giocare due partite in sei mesi. Mi consigliò di andare in prestito al Vitoria Guimaraes, in Portogallo, dove ho iniziato a giocare sempre, per poi tornare pronto. Infatti sono andato là e ho fatto benissimo. Poi De Zerbi mi ha fatto giocare a centrocampo, dicendomi che io dovevo essere come Walker del Manchester City e Alexander-Arnold del Liverpool, perché lì, in quel ruolo, secondo lui avevo una cosa in più. Poi Italiano è quello che mi è entrato di più nella testa, perché mi diceva sempre che dovevo andare a mille all'ora e di non mollare mai".

Sulla Fiorentina

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"Per me la Viola rappresenta tante cose, perché quando è scoppiata la guerra io sono stato sei mesi fermo in Brasile. Non volevo tornare in Ucraina, non solo per la mia sicurezza, ma anche per quella della mia famiglia. La Fiorentina ha parlato per giorni con il presidente dello Shaktar per comprarmi e quindi li ringrazio, perché non hanno mollato un secondo per avermi qua oggi".

Su Firenze

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"Per me è un onore aver indossato la fascia da capitano, non mi sembrava vero. Metterla davanti ad una piazza come quella di Firenze ti porta a dover dimostrare di più. I capelli viola? Quel giorno è stato bellissimo, perché ho anche segnato e vinto 5-0. Era il mio primo gol alla Fiorentina. Adesso sto aspettando da un po', vediamo (ride, ndr)".

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